La Commissione sulle libertà civili, giustizia e affari interni del Parlamento Europeo ha pubblicato i rapporti relativi allo studio degli effetti della crisi economica sui diritti umani nei paesi membri dell’Unione Europea. Per quanto riguarda il nostro paese: migliorare il funzionamento del sistema giudiziario e previdenziale ed evitare nuovi tagli alla scuola sono alcune delle raccomandazioni rivolte all'Italia....
In questi anni di crisi, la politica ha avuto cura di misurare costantemente il PIL, lo SPREAD, il tasso di disoccupazione cercando di trovare soluzioni con riforme e innovazioni che, però, non hanno tenuto conto di quali e quanti diritti umani siano stati sacrificati sull’altare dell’austerità.
A provare a fare un calcolo del danno umano è stata la Commissione europarlamentare Libertà civili, giustizia e affari interni attraverso uno studio sui Paesi dell’Ue più colpiti: Portogallo, Belgio, Irlanda, Spagna, Grecia, Italia, Cipro.
Il rapporto dal titolo "The impact of the crisis on fundamental rights across Member States of the Eu" si è concentrato sull’impatto che hanno avuto i principali processi di riforme e le misure legislative adottate per contrastare la crisi economica nel periodo che va dal 2008 al 2014.
Per l’Italia i diritti fondamentali analizzati dallo studio sono stati quelli legati alla giustizia, al sistema previdenziale, all'istruzione: diritti che in molti casi sono stati ridotti e in alcuni casi cancellati.
Il rapporto punta il dito contro i governi che si sono succeduti in questi anni che, pur varando riforme necessarie per arginare la crisi, non hanno saputo trovare soluzioni adeguate.
Per quanto riguarda la giustizia, il rapporto evidenzia l'aumento notevole dei costi della giustizia per il cittadino, la drastica riduzione dei tribunali, la non riuscita informatizzazione che portano ad allungare notevolmente i tempi della giustizia e infine si esorta l’Italia a migliorare la qualità delle sue leggi e regolamenti nonché l’integrità dello stesso Governo.
Per quanto riguarda il sistema pensionistico, il diritto alla pensione, modificato con la riforma Fornero che ha cambiato i requisiti per andare in pensione, è stato notevolmente ridotto. Il diritto alla pensione per le nuove generazioni resterà forse solo uno slogan: i giovani italiani, dice il rapporto, farebbero bene a sottoscrivere un fondo pensionistico complementare, se vogliono garantirsi un reddito che consente loro un tenore di vita dignitoso. L’Italia dovrebbe intervenire per ridurre la quantità di pensioni di vecchiaia concesse nell’ambito di quadri giuridici precedentemente in vigore che hanno consentito a molti di andare in pensione in giovane età e con una pensione molto alta.
Per quanto riguarda l'istruzione, nel rapporto si legge:
L’Italia è l’unico Paese dell’Ocse nel quale la spesa per studente non è aumentata di un centesimo dal 1995; in confronto, la spesa in altri Paesi Ocse è aumentata in media del 62%.
L'Italia ha una lunga tradizione nel ridurre i finanziamenti alla scuola ed è questa forse una delle ragioni degli scarsi risultati degli studenti italiani nei test internazionali. Il paese dovrebbe ribaltare questa tendenza, tenendo conto che l'istruzione è cruciale per essere competitivi nell'economia globale.
I tagli alla scuola italiana non hanno comunque fatto altro che minare un sistema già compromesso: ci sono infatti chiare indicazioni che il sistema italiano di istruzione ha bisogno di essere migliorato. Test internazionali dimostrano che la popolazione in Italia ha le peggiori competenze letterarie in tutta l’area Ocse, il secondo peggiore per le competenze matematiche.
Certo è che per evitare di continuare a minare il diritto allo studio, l’Italia dovrebbe smettere di tagliare fondi all’istruzione, anzi, dovrebbe investire di più nel capitale umano.