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  Articolo n. 2594 - © News SNALS-Confsal Brindisi - 283 letture
EDITORIALE DEL SEGRETARIO GENERALE CONFSAL MARCO PAOLO NIGI
Postato Mercoledì, 14 Ottobre 2015, ore 06:38:54 da Amministratore

AZIONI DEL SINDACATO


contratto di lavoro

Due questioni ineludibili per il Governo

RINNOVO DEI CONTRATTI DI LAVORO
E DETASSAZIONE DELLE RETRIBUZIONI


Fattori prioritari per la crescita economica e l’equa distribuzione della ricchezza
...






La Confsal ripropone con forza e urgenza all’attenzione del Governo Renzi due annose e gravi questioni che incidono negativamente sulla crescita economica e occupazionale e sul benessere economico e sociale dei lavoratori.

Le due questioni sono rappresentate dal mancato rinnovo dei contratti di lavoro e dall’alta imposizione fiscale alla fonte sulle retribuzioni dei lavoratori dipendenti.

Nel settore privato sono scaduti, e quindi in prorogatio, o sono in scadenza nei prossimi mesi contratti nazionali di categoria che interessano 5,2 milioni di lavoratori nei più importanti settori produttivi manifatturieri, incluso quello dei metalmeccanici, e dei servizi essenziali.

Una parte dei datori di lavoro organizzati, inclusa Confindustria, ha messo in atto una discutibile “resistenza” in merito all’apertura dei negoziati per i rinnovi contrattuali con i sindacati rappresentativi sulla base del modello contrattuale vigente, anche in presenza di piattaforme rivendicative innovative e equilibrate, sia sul piano normativo che economico.

Confindustria, in particolare, ha avanzato la proposta rivolta ad alcuni sindacati maggiormente rappresentativi di ridiscutere prioritariamente un accordo su un nuovo modello contrattuale, alla cui sottoscrizione subordina l’apertura dei negoziati per il rinnovo dei contratti nazionali di categoria.
Pertanto, le relazioni industriali tra datori di lavoro organizzati e sindacati maggiormente rappresentativi risentono della mancanza di un accordo quadro “condiviso” sul modello contrattuale, nonché dell’assenza di regole cogenti erga omnes sulla rappresentanza e sulla rappresentatività sindacale, peraltro in un momento socio-politico complesso e di difficile e, a volte, non univoca lettura degli indicatori economici.

Per la Confsal il rinnovo dei contratti, secondo il modello contrattuale vigente, da realizzare attraverso la mediazione più alta possibile è da considerarsi urgente, perché strettamente funzionale alla crescita economica e all’equità retributiva.
È chiaro che questo non vuol significare che non si debba aprire in tempi relativamente brevi il confronto per la stesura e la sottoscrizione di un accordo quadro per un nuovo modello contrattuale con istituti innovativi e raccordati con la recente legislazione sul lavoro.
Il governo, da parte sua, non sembra garantire la dovuta responsabile attenzione sulla situazione economica di milioni di lavoratori nel settore privato, pesantemente penalizzati dal mancato rinnovo dei contratti, non tenendo sufficientemente conto che esso costituirebbe un importante fattore per l’aumento della domanda interna e la conseguente crescita economica e occupazionale, nonché per la risoluzione della grave questione retributiva, che penalizza sempre più i lavoratori.

Al momento, la Confsal è fortemente preoccupata per la sostanziale inerzia del governo, sia sul fronte dei rinnovi contrattuali del settore privato e sia sul fronte dell’annunciata e finora mancata legge sulla rappresentanza e sulla rappresentatività sindacale. La nostra preoccupazione è basata sulla piena consapevolezza del profondo e diffuso disagio dei lavoratori e, pertanto, si traduce quotidianamente in una attività di pressione politica, di giusta rivendicazione e di lotta.

Il settore pubblico, come è noto, è penalizzato dal blocco, per effetto di legge, dei rinnovi contrattuali che interessa circa 3,5 milioni di pubblici dipendenti e che si trascina ormai da sei lunghi anni.
La Corte Costituzionale, con sentenza n. 178/2015, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale nel luglio scorso, si è pronunciata per l’immediata apertura del negoziato per il rinnovo dei contratti di lavoro dei dipendenti del pubblico impiego.

Il governo non sembra tener conto nella giusta misura della pronuncia della Corte Costituzionale e non è orientato – almeno al momento – a stanziare nella prossima legge di stabilità 2016 le necessarie, congrue risorse, al fine di assicurare al tavolo negoziale una seria e equa disponibilità finanziaria.
Intanto, il governo ha dato mandato all’Aran per la “riapertura” della consultazione delle confederazioni sindacali rappresentative sulla nuova configurazione dei comparti e delle aree dirigenziali di contrattazione secondo la vigente previsione di legge.

L’Aran, sulla base del suddetto mandato, ha convocato le confederazioni sindacali rappresentative. Pertanto, la Confsal è impegnata a fornire il consueto, serio contributo propositivo e negoziale, affinché la trattativa abbia gli sperati esiti positivi in tempi ragionevolmente brevi e comunque utili per l’immediata apertura dei negoziati sui rinnovi contrattuali.

Ma, al di là delle oggettive difficoltà relative ad un accordo sulla nuova configurazione dei comparti e delle aree dirigenziali di contrattazione, la vera questione centrale rimane l’apertura dei negoziati sul rinnovo dei contratti scaduti nel lontano 31 dicembre 2009, sulla base di uno stanziamento finanziario che renda piena giustizia a 3,5 milioni di lavoratori del pubblico impiego.
La Confsal, con le sue Federazioni interessate, considera improcrastinabili i rinnovi contrattuali dei pubblici dipendenti, sia sul piano della equità retributiva e sia su quello del puntuale rispetto della sentenza n. 178/2015 della Corte Costituzionale (vedi nostro articolo).
Dagli esiti di questa decisiva vertenza si potrà comprendere se i lavoratori pubblici italiani sono o meno ancora in uno Stato di diritto che, attraverso le aziende pubbliche, garantisce eque e puntuali retribuzioni.

La seconda questione che penalizza fortemente i lavoratori, sia privati che pubblici, è costituita dall’alta imposizione fiscale alla fonte sulle retribuzioni.
I lavoratori, attraverso le loro rappresentanze sociali, hanno ricorrentemente evidenziato e documentato l’insostenibilità della imposizione fiscale complessiva sulle retribuzioni, che risulta tra le più alte dell’Eurozona.
La Confsal, fortemente impegnata da tempo sulla questione fiscale, ha recentemente rinnovato la richiesta di un immediato provvedimento legislativo finalizzato a una concreta riduzione dell’imposizione fiscale sulle retribuzioni dei lavoratori.

A questa nostra pressante richiesta il Governo Renzi non ha dato una adeguata risposta e anzi ha manifestato l’intenzione di procrastinare la previsione di legge relativamente a un intervento fiscale a favore dei lavoratori alle prossime leggi di stabilità, ovvero a fine legislatura.
Ora, quanto sia socialmente iniqua e non funzionale al sostegno della domanda interna e quindi alla crescita economica e occupazionale l’inerzia del governo in merito al rinnovo dei contratti e alla defiscalizzazione delle retribuzioni, lo comprendono pienamente tutti i lavoratori italiani e le loro famiglie, che vivono quotidianamente il grave disagio socio-economico derivante inequivocabilmente dalla insufficiente attenzione per il lavoro e per la crescita economica da parte dell’impresa organizzata e soprattutto del governo.

Noi della Confsal assicureremo come sempre il nostro continuo e fattivo impegno, affinché le retribuzioni nette dei lavoratori italiani raggiungano, attraverso la leva contrattuale e quella fiscale, il livello delle retribuzioni corrisposte nei maggiori Paesi dell’Eurozona, in funzione del raggiungimento dell’equità retributiva netta e dello sviluppo economico del Paese. 

Il  Segretario Generale
          Prof. Marco Paolo Nigi







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