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  Articolo n. 2829 - © News SNALS-Confsal Brindisi - 721 letture
VINIRDIA SANTU (VENERDÌ SANTO)
Postato Venerdì, 25 Marzo 2016, ore 16:25:00 da Amministratore

EVENTI





Il Calvario - Brindisi
                               Brindisi: Il Calvario

Nell'augurare una serena Pasqua ai nostri lettori, vi proponiamo, di seguito, un brano tratto dal libro "È vviva Brindisi" della prof.ssa Loredana VECCHIO - ed. 2015 - La Concordia Brindisi, dal titolo VINIRDIA SANTU (Venerdì Santo) ...



Era un giorno di penitenza e di digiuno, da rispettare dalla mezzanotte del giovedì alla sera del venerdì, allorquando si mangiava "in biancu", di solito un brodetto di pesce con la pastina.

Il Venerdì Santo si svolgevano le Processioni dei Misteri. Davanti al sagrato delle chiese che le organizzavano si tenevano le aste per decidere i portatori1 delle statue della Madonna Addolorata e di Gesù morto deposto sul cataletto. Il maggior offerente in danaro si aggiudicava l'asta. Il denaro sarebbe servito alla manutenzione delle stesse statue. Le aste più costose erano quelle della Chiesa di S. Paolo e della Chiesa del Cristo.

Venerdì santo, alle prime ore del giorno (massimo alle 4), la prima a muoversi era la processione della Chiesa della Pietà, con la Madonna Addolorata che cercava il Figlio per le vie della città; era accompagnata da un suonatore di tromba2 e da uno di tròzzula,  una tavola a cui erano attaccati, dall'una e dall'altra parte, degli anelli e delle maniglie mobili che, scuotendoli, procuravano molto rumore.

La processione si snodava per tutte le strade e si fermava agli incroci, dove si suonava la tromba che stava ad indicare la disperazione della madre e si scuoteva la tròzzula che all'alba veniva agitata per tre volte, a ricordo del rinnegamento di Pietro. Al termine del suo percorso, si fermava al Crepaccio, luogo a strapiombo al limite di via Bernardo de Rojas, per "suonare verso il mare" in onore dei caduti. Il corteo era composto da fedeli, soprattutto da donne molto spesso vestite di nero, a lutto perenne, madri e vedove di caduti in guerra.

Il primo pomeriggio, fino alle ore 15.30 circa, presso la Chiesa del Cristo si rievocava l'agonia dei Gesù e, alla fine, alle ore 16.00 partiva da lì la processione, con banda e popolo che cantava e recitava il Rosario. Ogni processione era formata da due gruppi: uno seguiva il cataletto con Gesù morto; l'altro seguiva la Madonna Addolorata, la Matonna cu lla spata, rappresentata piangente, in abito e manto neri, un fazzoletto bianco tra le mani e un pugnale conficcato nel cuore, mentre cercava il Figlio nelle strade della città. La processione si fermava prima davanti alla Chiesa delle Anime, poi si dirigeva verso la Chiesa di Santa Lucia, quindi scendeva giù verso il mare e si fermava alla Chiesa dell'Annunziata, poi girava verso la Chiesa di santa Maria degli Angeli, quindi verso la chiesa di San Paolo e il Calvario, dove Maria incontrava Gesù.

Brindisi - Il Calvario

Quando suonavano le campane della Chiesa di San Paolo, i brindisini bene informati che ne riconoscevano il suono, sapevano che tutte le processioni avrebbero terminato i loro giri e si sarebbero incontrate al Calvario, vicino Porta Mesagne, per cui passavano parola "Sta ssona San Paulu" e si affrettavano per andare al Calvario dove si ascoltava la "pretica ti Monsignori", il messaggio dell'Arcivescovo. Ogni Chiesa aveva una sua processione, che partiva in orari diversi l'una dall'altra, ma poi furono ridotte ad un'unica che muoveva dalla Cattedrale.

È propria del Venerdì Santo la "messa scigghiata", così detta perché diversa dalla solita messa: altari disadorni, paramenti viola, adorazione della Croce al posto della Messa, campane mute (si diceva "sontu ttaccati", sono legate), infatti, dalla prima messa fino alla messa della sera si sentiva solo il rumore della tròzzula.

La morte di Gesù veniva tramandata dai genitori a figli verbalmente con una poesia, a metà tra il dialetto e l'italiano, che pare una cronaca, alla maniera della lauda "Il pianto della Madonna" di Jacopone da Todi. È formata da più parti e, secondo la signora Anna Laforgia, la persona che l'ha declamata, forse doveva essere l'una la continuazione dell'altra.

1 Gli aspiranti portatori spesso si prenotavano da un anno all'altro.
2 La signora Anna Laforgia aveva il papà faceva parte del gruppo della Pietà e racconta che ogni processione aveva la sua tròzzula, ma solo la Pietà aveva la tromba.


Vinirdia Santu

Ti Vinirdìa Santu
la Matonna si messi lu mantu,...

no sapìa cu ci scìa
sola sola si partìu
e ccuntràu San Pietru annanzi.
- O Maria perché piangi?
- Iu chiangu pì dulori
c’aggiu pirdutu lu miu figliolu.
- Tu l’à perzu e tu l’à cchiari.
Vani a casa ti Pilatu.
Tuppi, tuppi.
- Ci eti all’ortu?
- So’ Maria la svinturata.
- Mamma mia, no pozzu apriri,
ca li Giudei m’annu lligatu.
M’annu llivatu la crona ti oru
e m’annu misu quedda ti spini.
Vani a ddo mestru firraru,
fatti fari nu paru ti chioti
no cruessi e no suttili
pì trapanari la carni civili.
Na zzingra malitetta
lli feci fari cruessi e spuntuti.
Gesù Cristu la maliticìu
e la zzingra sempri sperta si ndi scìu.
Maria s’affanna.
Gesù fo’ flacillatu alla culonna,
fo’ flacillatu ti centu tiranni.
Giuda ca lu tradìu
no si lu sonna
lu chiantu ca facìa la Matonna:
– Vieni, Giuvanni e cunzòla Maria.
Vieni, Giuvanni a quant’amori puerti
trova lu figghiu mia
o vivu o muertu.
- Vivu o muertu
Tu lu trovarìa.
La via ti Cafarna’
pigghiaria.
Quando rrivvai
a quedda gran cittadi
sintii sulu ca nna voci:
“Ci quarche mamma lu figghiu è pirdutu
O l’è tinutu allu liettu malatu,
ci l’è tinutu allu liettu malatu
cu no’ pigghia miticini pi’ sanari.
Maria l’è persu a nu’ truncu ti croci
Privu ti amori e di rispettu.

Passa la lancia e la cavalliria
Li chioti e li martieddi priparava,
passa Gesù e ddici:
- Madre mia,
iu aggiu la morti e tu pacienzia hai.
- Figghiu, ti raccumandu ogne ddulori
e ti raccumandu assa’ li piccatori.
E vui, cristiani ca allu mundu stati
chini ti superbia e di usura
cerca allu spissu
cu vi cunfissati,
ca la morti è certa e no’ vi la crititi.

Mpìccia li lampi
ca è muertu Gesù Cristu
ti trentatre anni.
Chiangi la terra
e chiangi puru
la pòvira Virginella.






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