Il sillabo appena sfornato dal MIUR serve a creare una nuova dimensione della cittadinanza. Responsabilizzando tutto il Paese verso l’educazione civica digitale.
Questo è stato pubblicato a pochi giorni di distanza dal Decalogo sull’uso dei dispositivi personali in classe (vedi nostro articolo), che anticipa il documento con le linee guida per l’introduzione di queste strumenti tecnologici nelle attività didattiche.
Le scuole, nell’inserire concetti e tematiche contenute nel sillabo all’interno del proprio Piano Triennale per l’Offerta Formativa (PTOF), dovranno tenere conto di tutte le aree del sillabo, ma avranno piena libertà nella costruzione dei curricoli verticali ad esso associati....
Il sillabo è organizzato in 5 parti.
La prima parte chiede alle scuole di sviluppare una generale comprensione del cambiamento, originato dalla convergenza tra tecnologie digitali e connettività. Internet è metafora culturale della rivoluzione comunicativa, informazionale ma anche economica e sociale in corso. Gli studenti devono comprendere che lo “spostamento di asse” causato dalla convergenza tecnologica ha ramificazioni profondissime in ogni ambito della società: basta pensare ai temi legati al lavoro, o al funzionamento della stessa democrazia e dei suoi intermediari.
Vogliamo che gli studenti conoscano concetti come neutralità della Rete e Internet Governance, ma anche che comprendano il complesso rapporto tra architetture tecnologiche, potere e società.
La seconda parte guarda invece all’educazione ai media. Si tratta di un’area che è tradizionalmente stata associata ai rischi individuali e sociali connessi alla Rete, ma che oltre a questo ha tantissimo da dire nello sviluppo di strategie comportamentali positive da parte degli studenti. Stare in Rete è prima di tutto collaborazione, rispetto l’altro a partire dal linguaggio e quindi riflessione critica su concetti come identità e rappresentazione.
La Rete, i social media, e in generale ambienti digitali sono ormai luogo di incontro più frequentato, dove si costruiscono relazioni e comunità, ma di cui è importante comprendere – e analizzare criticamente – regole di funzionamento. La quantificazione di ogni relazione in Rete porta con sé profonde implicazioni, e gli studenti devono comprendere che si tratta di una precisa scelta architetturale di molte piattaforme, non di un “fatto acquisito”.
La terza parte affronta l’educazione all’informazione (information literacy). Anche in questo caso, non si tratta solo di un tema di sviluppo di competenze tecniche per la ricerca, raccolta, utilizzo e conservazione di informazioni. Vogliamo che ogni studente comprenda il profondo cambiamento in atto nell’ecosistema di produzione e distribuzione di informazioni: non ci interessano solo gli effetti di questo profondo cambiamento – tra questi la rapida diffusione di fake news e gli information cocoons a cui siamo associati in Rete – ma vogliamo mettere gli studenti nelle condizioni di investigarne le dinamiche di origine.
Associata all’educazione all’informazione vi è una quarta parte, ancora sottostimata nei percorsi educativi, legata alle implicazioni di quantificazione e computazione diffusa. La raccolta ed elaborazione sistematica di dati e informazioni, attraverso algoritmi e intelligenza artificiale rappresenta un cambio di paradigma da comprendere in profondità. Quantificazione e computazione hanno già un impatto profondissimo nel modo in cui tantissime organizzazioni, e le nostre società in generale, affrontano grandi questioni sociali, economiche, politiche, culturali e anche etiche. Vogliamo preparare i nostri studenti ad un futuro in cui le grandi questioni etiche legate allo sviluppo tecnologico saranno centrali nel dibattito politico di tutto il mondo.
La quinta parte, infine, più leggera ma non meno importante, vuole ricordare che i media digitali non sono solo strumenti, ma sono essi stessi oggetti culturali. Con cultura e creatività digitale vogliamo affrontare lo stare in Rete e in ambienti digitali attraverso la creatività, il gioco, la creazione di nuovi generi e narrative, ma anche la responsabilizzazione verso le implicazioni del creare e diffondere contenuti in Rete.
Qui le scuole hanno già tantissimo da dire, e anche attraverso la raccolta e pubblicazione di Schoolkit delle scuole stesse saremo in grado di dare a tutti risorse didattiche utili.
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