È di questi giorni la notizia della nascita dell’Osservatorio Indipendente Concorsi Universitari, posizionato in un portale aperto nel social media Academia.edu, molto utilizzato nel mondo della ricerca....
Per paradossale che possa sembrare, ma non lo è affatto, l’Osservatorio intende rendere noti i concorsi banditi per dare pubblicità a ciò che è già pubblico, con l’obiettivo finale di cambiare la legge sui concorsi stessi.
La novità della nascita dell’Osservatorio, nel cui ambito c’è comunque consapevolezza che non si può fare di ogni erba un fascio, non è di poco conto, perché finora gli esclusi che si rivolgevano ai tribunali restavano soli, mentre ora a contrastare le degenerazioni dei baroni si sono uniti ordinari, associati e ricercatori a tempo indeterminato. Di certo, le riforme che in questi anni si sono succedute al fine di “rivisitare” il sistema di selezione del corpo accademico non hanno dato risultati memorabili, sicché prima o poi qualche tentativo, come quello in atto, di cambiare le cose dal basso non era difficile aspettarselo.
Per dare un’idea dell’aria che tira, va ricordato che già a novembre scorso era sorto il gruppo “Trasparenza e merito”. Fondato dai ricercatori che si erano rivolti ai giudici amministrativi e penali per segnalare gli illeciti dei loro concorsi, il gruppo in questione in poco tempo è cresciuto da 8 a circa 60 componenti.
Tornando all’Osservatorio, esso si propone di chiedere ai rettori di pubblicare i verbali e di dare assistenza legale a coloro che presentano ricorsi, con raccolta di fondi per sostenerli. L’indice è puntato specialmente sul sistema dei concorsi locali (con commissioni non più scelte a sorteggio), che per un candidato esterno all’ateneo è assai difficile vincere e dove la scelta del candidato interno non sempre è la migliore, anche se comporta costi minori. Ma grande insoddisfazione viene manifestata anche per l’irrisolta questione degli abilitati che non vengono poi chiamati dalle Università e vanno ad affollare la platea degli idonei non assunti.
A testimonianza della grande attenzione che la mobilitazione sta ricevendo tra i docenti basta il dato delle “visite” che hanno ricevuto alcune proposte dirette a far sì che “qualche volta possa vincere il migliore”, pubblicate dal professor Paolo Trovato, storico della lingua e animatore della protesta: ben 12mila visualizzazioni tra i ricercatori e un dibattito con oltre 500 interventi.
Chi volesse saperne di più può consultare il libro di Massimo Piermattei, “Smetto quando voglio”, di Libreriauniversitaria.it, che contiene, oltre a numerose testimonianze, la lettera-denuncia che è stata all’origine di una mobilitazione che va crescendo di giorno in giorno sui social.
(Fonte: ilfoglietto.it)