La conferenza unificata Stato-Regioni, nella seduta dell’8 marzo 2018, ha sancito l’Intesa di cui al Dlgs 61/2017, art. 7, comma 1, approvando lo schema di decreto interministeriale per l’IEFP ...
Il Decreto parte da alcuni punti chiave e nello specifico mira a:
programmare una formazione congiunta per i docenti degli istituti professionali e per i formatori delle istituzioni formative di IeFP, al fine di innovare la metodologia e la didattica;
aggiornare periodicamente gli indirizzi quinquennali di studio degli Istituti professionali, le qualifiche e i diplomi di IeFP, prestando attenzione alle innovazioni tecnologiche;
favorire il passaggio dalla scuola al lavoro, sostenendo ASL e Apprendistato;
sostenere il riconoscimento dei crediti acquisiti dagli studenti, per agevolare il passaggio dai percorsi di istruzione professionale a quelli di IeFP e rendere effettiva la possibilità di scelta tra i percorsi di IeFP e quelli in sussidiarietà;
in sede di Conferenza Stato Regioni, facilitare la spendibilità dei diplomi di istruzione professionale, delle qualifiche e dei diplomi di IeFP;
promuovere il raccordo tra la formazione degli adulti e il sistema di IeFP.
possibilità per le istituzioni scolastiche ad indirizzo professionale di integrare l’offerta formativa, utilizzando nel biennio la quota del monte orario e nel triennio gli spazi di flessibilità, per rendere coerente la qualifica o il diploma professionale conseguiti con l’indirizzo di istruzione professionale.
Nel Decreto viene chiarito che non sono previsti fondi aggiuntivi da parte dello Stato
Tutto quanto il Decreto prevede non deve comportare costi aggiuntivi per lo Stato, ma va realizzato utilizzando le risorse umane, finanziarie e strumentali già presenti;
Si precisa che in nessun modo l’organico potrà essere incrementato in attuazione di quanto previsto dal Decreto e laddove emergesse, per lo svolgimento dei percorsi di IeFP, la necessità di un incremento del personale, rispetto alle dotazioni organiche assegnate a livello statale, i relativi oneri sarebbero a carico delle Regioni;
Si sottolinea, inoltre, il diritto per gli studenti di accedere agli esami di qualifica o di diploma professionale di IeFP, ma nei limiti delle risorse disponibili e previste dalla legislazione, ribadendo che gli oneri per i Presidenti, gli esperti e i docenti esterni delle Commissioni, sono a carico delle Regioni.
Anche l’ampliamento e la differenziazione dei percorsi attraverso l’offerta in sussidiarietà dell’istruzione professionale ieFP, viene subordinata al rispetto della disponibilità di organico.
Nel Decreto si ribadiscono organizzazioni e modalità previste dalla normativa vigente:
Viene rimandato agli accordi territoriali tra Regione e Ufficio Scolastico Regionale il raccordo tra il sistema dell’istruzione professionale e il sistema di IeFP, in ordine: alle modalità di realizzazione dei percorsi, ai criteri di riconoscimento dei crediti, alle modalità di accesso agli esami di qualifica e di diploma;
Le istituzioni scolastiche di istruzione professionali possono attivare percorsi volti al conseguimento della qualifica triennale o del diploma quadriennale di IeFP, ampliando la propria offerta formativa, previo accreditamento regionale, costituendo classi composte da studenti che scelgano, all’atto dell’iscrizione, i percorsi di IeFP;
Per le province di Trento e Bolzano vengono ribaditi i criteri già previsti dalla normativa vigente in ordine all’accreditamento e all’espletamento dei percorsi di IeFP, alle modalità relative all’ASL e all’apprendistato, nonché in riferimento allo svolgimento delle prove d’esame;
Si precisa che si intendono accreditate le istituzioni scolastiche professionali che lo sono già, fatta salva la possibilità per le Regioni e le Province autonome di revocare, modificare o integrare i propri atti in merito;
Vengono
ribaditi i criteri di formazione delle classi iniziali dei percorsi di IeFP, come da
DPR 81/2009, e per l’assegnazione dell’organico si rimanda alla normativa vigente.
Si danno disposizioni in ordine all’attivazione dei percorsi relativi ai nuovi indirizzi di studio, per i quali devono essere stipulati gli accordi regionali per le classi prime che partiranno nell’a.s. 2018/2019, mentre per le classi successive alla prima, si ribadisce che continueranno a produrre i loro effetti gli accordi stipulati tra le Regioni e gli Uffici Scolastici regionali.
Permangono a nostro avviso notevoli perplessità sui tempi di attuazione del regolamento. Le iscrizioni sono concluse e gli alunni e le famiglie non hanno avuto l’opportunità di conoscere l’offerta formativa che le scuole devono ancora elaborare perché in attesa del regolamento e degli accordi territoriali. Il passaggio tra sistemi formativi si presenta con aspetti critici e con notevoli rischi di incoerenza dei curricoli tra i percorsi iefp e istruzione professionale.
Restano forti preoccupazioni circa la tenuta degli organici degli istituti professionali che già per il prossimo anno registrano una riduzione del numero degli iscritti. Nella determinazione degli organici per gli IP dovrà essere tenuto in debita considerazione il rapporto / alunni classe che nell’IEFP è di gran lunga più basso rispetto agli IP che sono obbligati invece ad attivare le classi con gli stessi parametri degli istituti tecnici e dei licei.
Gli spazi di flessibilità assegnati agli IP in ragione dell’applicazione del dlgs61/17 sono poco utilizzabili stante la giusta salvaguardia delle posizioni di titolarità esistenti.
Le risorse e i laboratori tra l’altro oggi sono nettamente insufficienti e non consentono di preparare i ragazzi per la cosiddetta industria 4.0 così come richiesto dalle associazioni di categoria che rappresentano le aziende. Va, a nostro avviso,salvaguardata l’identità della istruzione professionale per una preparazione dedicata all’uso e gestione delle nuove tecnologie nel sistema produttivo avanzato, rispetto all’istruzione tecnica orientata più verso la progettazione e alla formazione professionale scuola in molti casi inclusiva e orientata al saper fare con conoscenze tecnico scientifiche limitate.
Non vorremmo infine che l’istruzione professionale, in luogo della preannunciata nuova identità che dovrebbero assumere, delineata con enfasi dal dlgs 61/2017, rischiasse di perdere alunni e docenti in favore di strutture ed enti che in alcune regioni non presentano standard qualitativi adeguati.
LO SCHEMA DI DECRETO INTERMINISTERIALE