In questi nostri precedenti articoli ci siamo occupati del problema delle classi numerose (le cosiddette classi pollaio), essendo in discussione, in questi giorni, alla VII Commissione cultura della Camera dei Deputati, in sede referente, la proposta di legge C. 877 “Modifica all'articolo 64 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e disposizioni concernenti la formazione delle classi nelle scuole di ogni ordine e grado”, presentata il 5 luglio 2018 relativa alla riqualificazione del rapporto alunni/docenti per la composizione delle classi della scuola pubblica italiana.
Nel pomeriggio del 30 gennaio 2019, era in diretta, sulla sua pagina Facebook, il deputato del M5S Luigi GALLO, Presidente della VII Commissione Cultura della Camera, sulla questione delle classi pollaio …
L'on. Gallo ha illustrato i dati relativi alla composizione delle classi anticipando la pubblicazione degli stessi sul sito della Camera dei Deputati:
Scuola infanzia:
4899 classi con 26-30 alunni per classe;
88 classi con 31-34 alunni per classe;
212 classi con più i 34 alunni per classe.
Scuola primaria:
4945 classi con 26-30 alunni per classe;
29 classi con 31- 34 alunni per classe;
19 classi con più di 34 alunni per classe.
Scuola secondaria primo
7251 classi con 26-30 alunni per classe;
65 classi con 31-34 alunni per classe;
15 classi con più di 34 alunni per classe.
Scuola secondaria di II grado:
Sono dati sconcertanti!
A partire dagli anni ’90, per fare cassa con facilità, sono state varate disposizioni, spesso all’interno di leggi finanziarie, per innalzare il rapporto medio alunni per classe. In questo modo le classi tendevano ad affollarsi sempre più e lo Stato risparmiava risorse con poco sforzo, senza bisogno di riforme o innovazioni di ordinamento, sulla pelle di docenti (maggior impegno e sforzo per tenere le classi) e di alunni (minori opportunità di apprendimento).
Ora, sempre a causa di scarse risorse da destinare alla scuola, la proposta di legge Azzolina sul superamento delle classi pollaio non potrà vedere la luce nel 2019/20 perché mancano le coperture finanziarie.
Al post su Facebook dell'on. Gallo risponde il docente formatore e articolista Gianfranco Scialpi con un commento che riportiamo di seguito:
Abolizione classi pollaio una battaglia difficile. Una proposta
L’abolizione delle classi pollaio, sarà un’impresa durissima. L’obiettivo sembra irraggiungibile. In mezzo si frappone l’ostacolo delle compatibilità economiche. Una possibile soluzione! Diversamente, chiudiamo le scuole, oppure…
Abolizione classi pollaio, un’impresa titanica
Abolizione classi pollaio. Si sapeva che l’impresa sarebbe stata durissima. In gioco c’è la compatibilità economica, il mantra dell’economia divenuta pensiero e azione del mondo contemporaneo. La conferma proviene dall’avvio della discussione sulla proposta di legge n. 877 ( prima firmataria L. Azzolina).
Da una parte la scuola, posizione sintetizzata nella dichiarazione di L. Azzolina “Ho insegnato nelle classi pollaio, le conosco benissimo. Con un numero inferiore di alunni per classe si potrebbero evitare anche moltissime bocciature”. Su posizioni diverse FI e il Pd. “Il provvedimento non ha nessuna speranza di essere approvato, considerato che il suo onere finanziario è molto consistente e che la legge di bilancio appena licenziata dal Parlamento ha previsto consistenti tagli al settore dell’istruzione nel prossimo triennio” (V. Aprea, FI); “impossibile da attuare” e soltanto manifestazione di “buone intenzioni destinate a scontrarsi con la realtà dei conti pubblici” (A. Ascani, PD)
La pessima conferma dell’Ufficio studi della Camera dei deputati
La proposta di legge ha un’interessante introduzione dove emerge la sofferenza della pedagogia, strangolata dall’economia. Gli articoli (2), però sono di altra natura. Entrano nel concreto. Si legge all’art.1 comma 2 e 2a” All’onere derivante dall’attuazione della disposizione di cui al comma 1, pari a 338.500.000 euro per l’anno 2019, a 1.180.000.000 di euro per l’anno 2020, a 1.715.100.000 euro per l’anno 2021 e a 2.130.000.000 di euro a decorrere dall’anno 2022, si provvede…mediante corrispondente riduzione delle proiezioni per i medesimi anni dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto…”
Il gelido stop alla previsione di spesa proviene dagli Uffici studi della Camera dei deputati. L’organismo parlamentare evidenzia la significativa differenza tra quanto contenuto nella Proposta di legge n. 877 e l’accantonamento previsto dalla legge di Bilancio 2019 ” Si segnala che, in base alla tab. A della L. 145/2018 (L. di bilancio 2019), l’accantonamento relativo al MEF è pari a € 58.819.000 per il 2019, € 76.526.000 per il 2020 ed € 76.792.000 per il 2021.”
Una proposta: restituite i 2.400 milioni
Di fronte ai numeri, mi fermo. Quindi “game over”? Possibile, anzi certo! Rimanendo nella logica del diritto, avanzo,però una proposta. La scuola è creditrice di 2.400 milioni di €, promessi da M.S. Gelmini quando decise il taglio di 87.000 cattedre (2008-11). Bene, questa somma non è mai tornata al comparto-scuola. La restituzione di questa somma, che costituisce un debito dello Stato, coprirebbe quasi tre anni delle spese previste. A questo punto resta da finanziare una parte del terzo anno e interamente il quarto anno. Totale 3 miliardi ca (800 milioni + 2.200 milioni)! Certo non è una somma di poco conto. Sicuramente, però inferiore al totale delle risorse richieste dalla Proposta di legge.
Alla replica prevedibile rispondo…
Sicuramente la risposta sarà: non ci sono neanche queste risorse! Benissimo, allora chiudiamo le scuole! Diversamente non disturbate gli insegnanti con pratiche inutili (Bes,Dsa…), perché in queste condizioni non portano a risultati concreti. Aggiungo e concludo, di fronte a qualunque emergenza si smetta con la solita recita di coinvolgere le scuole. Queste sono al collasso!