Di seguito il comunicato stampa del Segretario Generale dello SNALS-Confsal, Elvira SERAFINI...
Contagi a scuola: Serafini (Snals-Confsal) “Non abbassiamo la guardia.
La raccolta di dati va intensificata”
La discussione sulla riapertura delle scuole continua a essere animata, e non solo nel nostro Paese. In molti stati europei, dove le scuole sono rimaste aperte anche quando quelle italiane avevano prevalentemente adottato la didattica a distanza, ora il dibattito è diventato molto acceso.
Nel Regno Unito, dopo il sopravvento della variante B 1.1.7, la cosiddetta variante inglese del virus, che ha comportato l’impennata dei casi di contagio, il governo è stato costretto a chiudere le scuole londinesi e a imporre misure di contenimento più stringenti.
Allo stesso modo in Germania, dove i decessi restano costantemente elevati, si guarda alla scuola per capire se e in che modo l’attività scolastica in presenza possa contribuire a un significativo aumento della diffusione del virus.
“Il punto essenziale è che ogni valutazione politica sull’opportunità di continuare a svolgere l’attività didattica in presenza deve basarsi prima di tutto su dati oggettivi” afferma Elvira Serafini, Segretario generale dello Snals-Confsal “ma da questo punto di vista il Ministero dell’Istruzione non si è comportato con trasparenza”.
Il riferimento è ai dati sui contagi scolastici che sono stati raccolti settimanalmente dal MI nei primi mesi dopo l’avvio del nuovo anno scolastico a settembre, diffusi a singhiozzo e poi sottratti alla disponibilità dei sindacati e dei cittadini, nonostante ripetute richieste di trasparenza.
“Abbiamo chiesto al Ministero in tutti i tavoli che i dati grezzi venissero resi noti, affinché potessero essere analizzati alla luce del sole -continua Serafini-. Sarebbe stata una opzione utile anche al governo; si sarebbero potute sostenere scelte politiche impegnative su una base fattuale e i cittadini avrebbero capito e accettato più serenamente certe decisioni”.
Il Ministero dell’Istruzione ha dichiarato di aver continuato a raccogliere i dati sui contagi a scuola e di averli inviati direttamente all’Istituto Superiore di Sanità, che infatti ha pubblicato un rapporto sull’andamento Covid a scuola all’inizio di gennaio, proprio a ridosso della riapertura in presenza prevista dal governo per il 7 gennaio.
Il 40% dei casi, si legge nel rapporto, si è verificato tra gli studenti di età compresa tra 14 e 18 anni, il 27% tra gli alunni delle scuole primarie, seguiti dai ragazzi nella fascia 11-13 anni (23%) e dai bambini delle scuole dell’infanzia di 3-5 anni (10%).
Ma se c’è qualcosa che quell’analisi dimostra è che i dati sono pochi, mancano molte informazioni decisive, soprattutto sono incompleti per capire dove è avvenuto il contagio degli studenti (a scuola? A casa? Sui trasporti pubblici?) e per sapere dove agire con maggior consapevolezza: se sull’ambiente esterno o su quello scolastico. Inoltre, scrive l’Istituto: "l’impatto della chiusura e della riapertura delle scuole sulle dinamiche epidemiche rimane ancora poco chiaro".
“Questo è ancora un discorso di concreta attualità -prosegue il Segretario generale- perché con la riapertura in presenza per tutti gli alunni inizieremo a verificare se ci sono effetti sul numero dei contagi. Abbiamo bisogno che la raccolta dei dati prosegua e venga condotta in sinergia con le richieste del mondo scientifico, in modo da ottenere studi epidemiologici più circostanziati”.
“Allo stato attuale non sappiamo, per esempio, se i docenti in aula o il personale Ata presentano percentuali maggiori di contagio rispetto ad altre popolazioni di cittadini -incalza Serafini. Una raccolta di dati più mirata potrebbe sciogliere questo dilemma. Il nostro sindacato ha chiesto che il personale scolastico sia vaccinato prima, ma è evidente, alla luce degli annunciati ritardi sulla tabella di marcia del piano vaccinale, che in ogni caso gli operatori scolastici saranno più esposti per almeno un paio di mesi”.
“Voglio infine ricordare -conclude Serafini- che con l’annuncio del Ministro Manfredi della ripresa in presenza al 50% delle attività didattiche degli Atenei, sarebbe importante un’analoga attenzione ai dati anche nelle università. Non abbassiamo la guardia. Soprattutto ora che la situazione nazionale è resa più complessa dal pericolo del sopravvento di varianti più aggressive del virus e dal contemporaneo rallentamento dell’attività vaccinale”.
Roma, 25/01/2021
Il Segretario Generale
(Elvira Serafini)