Di seguito il documento approvato dalla Consulta dei dirigenti scolastici dello SNALS, riunitasi a Roma il 10 settembre 2015, presso la sede della Confsal ...
La Consulta dei
dirigenti scolastici, riunitasi a Roma il 10 settembre 2015, presso la sede
della Confsal,
ascoltata
la relazione del segretario generale, prof. Marco Paolo
Nigi, sull’attuale momento politico sindacale con particolare riferimento
all’attuazione della legge 107/2015;
la relazione del coordinatore nazionale, prof. Pasquale
Ragone, sui contenuti della legge 107/2015 che hanno ricadute professionali sui
dirigenti scolastici;
esprime
apprezzamento e
condivisione sulla linea seguita dalla segreteria generale che ha manifestato
forte dissenso sull’impianto della legge sia per i suoi motivi ispiratori che
per le criticità contenute nell’articolato che produrranno negative ricadute,
nell’attuale stesura, sulla prestazione lavorativa di tutto il personale della
scuola, ivi compresi i dirigenti scolastici.
La lettura della
legge 107/2015 evidenzia immediatamente l’enorme carico di lavoro scaricato sui
dirigenti scolastici senza adeguate tutele giuridico-normative e senza alcun
corrispettivo economico.
A fronte di nuove
competenze e responsabilità che rappresentano il trasferimento alle istituzioni
scolastiche autonome di compiti e funzioni dell’amministrazione centrale e
periferica, nella logica della legge 59 del ’97, si lascia al dirigente
scolastico la responsabilità di assumere decisioni senza le coperture che
derivano da percorsi di condivisione di obiettivi in un contesto di gestione
collegiale della scuola (collegio dei docenti, consiglio di istituto, RSU),
come è regolamentata dalla normativa vigente.
La legge 107/2015
continua, tra l’altro, il percorso di decontrattualizzazione del rapporto di
lavoro avviato dalla legge Brunetta andando a colpire uno dei punti più
sensibili, la valutazione individuale, sia per i dirigenti che per i
docenti.
Prevedere di
attribuire risorse economiche al personale dirigente e docente senza passare
per procedure che siano state preventivamente concordate tra la parte datoriale
e i rappresentanti dei lavoratori è un vulnus al principio costituzionale che
la retribuzione deve essere proporzionale alla quantità e alla qualità del
lavoro, da definire e accertare con regole contrattuali.
Questo principio
è valido tanto per i dirigenti quanto per i docenti.
La Consulta
ritiene inaccettabile questo orientamento del governo ed invita la Segreteria
Generale a battersi in tutte le sedi, d’intesa con gli altri sindacati rappresentativi
della scuola, di comparto e di area, perché si portino i necessari correttivi
per assicurare l’erogazione dei compensi legati alla valutazione secondo
modalità che siano inoppugnabili giuridicamente e rispettosi della dignità del
personale.
In questa logica
ci batteremo anche per la modifica della
legge 150/2009 che prevede all’art. 19 l’esclusione del 25% dei dirigenti
dall’erogazione del compenso legato alla valutazione, a prescindere dalla
qualità intrinseca del loro lavoro. Saranno esclusi per legge un dirigente su
quattro, nella convinzione preconcetta che l’eccellenza non può essere per
tutti.
La Consulta
intende anche evidenziare quello che è l’aspetto più punitivo per i dirigenti
che emerge dall’analisi della legge 107/2015: una mole impressionante di
competenze e responsabilità in più senza alcun riconoscimento economico
aggiuntivo.
È a tutti noto che
le risorse del comma 86 servono per ripianare i debiti maturati senza loro
colpa dai dirigenti per l’irrazionale gestione del Fun da parte del Miur e del Mef,
e forse non basteranno.
Rileviamo però
che all’art. 94 è prevista una dotazione di 7 milioni di euro per ciascuno
degli anni 2016, 2017 e 2018 per finanziare gli incarichi temporanei di livello
dirigenziale di durata triennale per le funzioni ispettive che saranno
assegnate con “scelta politica” per la costituzione dei nuclei di valutazione
dei dirigenti scolastici.
La Consulta è
convinta che una autentica valorizzazione della figura professionale del
dirigente scolastico passa certamente anche con l’attribuzione dei compiti e
funzioni coerenti con il dettato della legge 59/97, ma in un quadro di garanzie
giuridiche e normative che discendono dalla necessità di incardinare il livello
decisionale in un quadro negoziale all’interno dell’istituzione scolastica, in
particolare per quanto attiene all’utilizzo delle risorse erariali .
Da questa
valutazione discende l’invito alla Segreteria Generale di continuare
nell’azione di contrasto ad alcuni profili della legge, come è attualmente
articolata, e di chiedere con forza l’apertura del confronto all’ARAN per
riportare alla sede negoziale, sia per l’area che per il comparto, il confronto
per trovare soluzioni idonee alle criticità da noi evidenziate.
La posizione
della Consulta dei dirigenti circa il rapporto tra dirigenza e docenza
all’interno delle scuole è ispirata ai principi fondanti dello SNALS-CONFSAL:
tutela e valorizzazione della libertà d’insegnamento
tutela e valorizzazione della dirigenza che deve provenire
solo ed esclusivamente dalla docenza, senza aperture a commistioni che
inevitabilmente porterebbero a modificare il ruolo e la funzione del dirigente
scolastico e della scuola pubblica come è stata pensata nella Costituzione.
Sono queste le
premesse che possono assicurare un ruolo del dirigente scolastico autorevole
che, con le competenze professionali e culturali che deve possedere, sappia
interpretare le aspettative della comunità educante che presiede per dare le
risposte che gli studenti, le famiglie, la società civile attendono per
costruire un futuro migliore per la nostra Nazione.
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