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  Articolo n. 452 - © News SNALS-Confsal Brindisi - 871 letture
I DOCUMENTI DEI DIECI ''SAGGI'' - LE RICETTE SULLA SCUOLA - CHI SONO I ''SAGGI''?
Postato Sabato, 13 Aprile 2013, ore 12:05:13 da Amministratore

NORMATIVA E POLITICA
i dieci saggi
Dopo 12 giorni di lavoro i dieci saggi, divisi in due gruppi di lavoro, hanno consegnato a Napolitano due documenti che il presidente affiderà al suo successore. Per Napolitano...



"La parola e le decisioni toccano alle forze politiche e starà al mio successore trarne le conclusioni".









I due documenti:

agenda1) AGENDA POSSIBILE
Relazione del Gruppo di lavoro in materia economico-sociale ed europea
(Filippo Bubbico, Giancarlo Giorgetti, Enrico Giovannini, Enzo Moavero Milanesi,
Giovanni Pitruzzella, Salvatore Rossi)

in cui troviamo le "ricette" dei saggi sulla scuola (sotto riportate)


(Mario Mauro, Valerio Onida, Gaetano Quagliariello, Luciano Violante)






LE RICETTE DEI SAGGI SULLA SCUOLA


Realizzare l’alternanza scuola-lavoro, anche per gli universitari
L’Italia ha un crescente numero di NEET (acronimo per l’inglese Not in Education, Employment or Training), persone che non lavorano e che non studiano allo stesso tempo. Il problema si è aggravato negli ultimi anni non solo perché è aumentata la disoccupazione giovanile, ma anche perché sono diminuite le iscrizioni alle università. Al tempo stesso, le imprese continuano a lamentare l’assenza sul mercato di persone con qualifiche intermedie.
Definire un sistema di alternanza scuola-lavoro consentirebbe di migliorare tale situazione. Si tratta di un tema molto dibattuto, senza che sia stata identificata una soluzione efficace per il nostro Paese. Alcune proposte riguardano l’obbligatorietà di periodi di alternanza scuola-lavoro in qualsiasi percorso formativo successivo all'età dell'obbligo scolastico, ivi compresa l'università,sulla base di apposite convenzioni con le imprese, gli enti pubblici e privati, inclusi quelli del Terzo Settore. Si tratterebbe di periodi che non costituiscono rapporto individuale di lavoro e che vanno valutati e certificati, così da fornire ai giovani, oltre alla conoscenza di base, competenze spendibili sul mercato del lavoro.
In particolare, si potrebbe introdurre un apprendistato universitario sul modello tedesco o austriaco, due paesi in cui la disoccupazione giovanile è molto contenuta. Un decreto ministeriale dovrebbe autorizzare gli atenei a stringere degli accordi con le associazioni di categoria e i sindacati presenti sul territorio o direttamente con le imprese ivi presenti per istituire un corso di laurea triennale sotto forma di apprendistato. Lo studente lavoratore potrebbe acquisire metà dei crediti del corso in azienda e metà dei crediti in università: sarebbe formalmente impiegato presso l’impresa con un contratto di apprendistato della durata di tre anni, ma l’azienda non avrebbe alcun obbligo ad assumere il giovane alla fine del triennio.


 
Una pubblica amministrazione strumento di innovazione e crescita: misurare, valutare, promuovere e condividere le migliori pratiche
Non è sufficiente impedire che le pubbliche amministrazioni siano un ostacolo all’attività economica. Esse devono trasformarsi in un elemento di competitività del sistema e in un supporto per i cittadini. Le amministrazioni pubbliche devono trasformarsi da ostacolo a
stimolo alla crescita.
E’ quindi essenziale che l’azione e l’organizzazione amministrativa si basino sulla cultura del risultato, attuando un modello legislativo che già è stato tracciato. Occorre procedere al più prestoalla determinazione di standard di efficienza e di costo comuni a gruppi omogenei di pubbliche amministrazioni, in modo tale da rendere possibile la comparazione delle prestazioni, effettuata da soggetti terzi e indipendenti. Si propone, quindi, di velocizzare lo sviluppo di tali standard e di mettere a disposizione del pubblico, sul portale recentemente sviluppato dall’Istat e dal Cnel, tutte queste informazioni, prevedendo sanzioni automatiche, anche finanziarie, per le amministrazioni che ostacolano la diffusione e la comparazione dei dati.
L’obiettivo è quello di creare una competizione virtuosa, anche grazie all’uso del web, tra pubbliche amministrazioni, specialmente quelle che erogano servizi ai cittadini, come le strutture sanitarie, la scuola e l’università. A tal fine è necessario attuare quanto già previsto dalle norme che prevedevano la valorizzazione del merito attraverso il salario accessorio. Purtroppo, il blocco agli stipendi ha impedito al meccanismo premiale di realizzare i propri effetti. Inoltre, dal punto di vista del cittadino, è più importante valorizzare l’amministrazione virtuosa che il singolo dipendente meno efficace.
Perciò, si propone di costituire il fondo previsto dalla normativa per le amministrazioni dalle prestazioni migliori sulla base di parametri comparabili, il quale non dovrebbe essere soggetto al blocco degli stipendi pubblici. In questo modo, si può stimolare una sana competizione tra amministrazioni pubbliche e valorizzare le tante risorse eccellenti che in esse operano, troppe volte penalizzate di fronte all’opinione pubblica sulla base di stereotipi o di casi di cattiva amministrazione.
Per raggiungere i menzionati obiettivi è necessaria la diffusione delle tecnologie digitali. Esse riducono i costi, favoriscono la semplificazione e, facendo dell’amministrazione una “casa di vetro”, agevolano il controllo e la partecipazione dei cittadini. Pertanto, va data sollecita attuazione all’Agenda digitale nelle pubbliche amministrazioni secondo quanto previsto alla fine della scorsa legislatura dal d.l. 179/2012 convertito nella legge 221/2012.
Il blocco al turn-over e l’aumento dell’età del pensionamento determinerà nei prossimi anni un forte invecchiamento dell’età media dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni, la cui età media (50 anni) è già la più alta dei paesi OCSE: di conseguenza, si deve essere
consci che conseguire gli obiettivi sopra indicati è estremamente difficile, soprattutto in quelle amministrazioni in cui la ricerca e l’innovazione tecnologica sono il core business. Peraltro, il taglio delle spese per la formazione del personale limita la possibilità di riqualificare il capitale umano disponibile e di innovare appieno l’organizzazione sfruttando le nuove tecnologie.

 
Potenziare l’istruzione e il capitale umano
Tutte le analisi condotte sul tema della crescita economica indicano nella disponibilità di un capitale umano di qualità uno degli ingredienti fondamentali per sfruttare appieno le nuove tecnologie, per favorire l’innovazione e l’aumento della produttività. Di conseguenza, migliorare le performance dei sistemi di istruzione e formazione è fondamentale per assicurare nel medio termine una crescita economica in grado di riassorbire la disoccupazione e la sottoccupazione di cui è afflitto il nostro Paese. D’altra parte, la formazione si interseca strettamente con ricerca, innovazione e sviluppo: di conseguenza, la sua efficienza dipende dalla rapida connessione di tutti questi elementi e, dunque, dalla capacità del nostro Paese di rendere quanto più "corta" possibile questa filiera.
Secondo le classifiche internazionali sull’argomento, l’Italia presenta un forte deficit in termini di qualità del capitale umano rispetto ai principali paesi europei. Esso riguarda sia le competenze maturate dai giovani al termine della scuola dell’obbligo, sia la quota di laureati sulla popolazione. Inoltre, la formazione svolta dalle imprese è significativamente inferiore a quella tipica degli altri paesi europei.
Non è questa la sede per valutare nel dettaglio ipotesi di intervento sui sistemi educativi. Ciononostante, si ritiene che sia possibile adottare nel breve termine misure in grado di alleviare alcune situazioni particolarmente gravi o di influire, al contempo, sulla sostenibilità a lungo termine di un’area particolarmente rilevante per la pubblica amministrazione come la sanità.

 
Contrastare l’abbandono scolastico
In Italia l'abbandono precoce della scuola è assai più diffuso che nel resto d'Europa: nel 2011 il 18,2 per cento dei giovani non ha completato il percorso di studi secondario, contro una media europea del 13,5 per cento: tra gli stranieri la percentuale è vicina al 45 per cento. L'identikit degli studenti a rischio di dispersione è chiaramente delineato: si tratta di maschi, tipicamente immigrati di prima generazione, provenienti da un background socio-economico e culturale svantaggiato e che hanno già perso almeno un anno nel corso del primo ciclo (elementari e medie). Se non invertita, questa tendenza farà sì che, nella migliore delle ipotesi, la futura forza lavoro non avrà le competenze minime richieste da processi produttivi in rapida evoluzione; nella peggiore, genererà emarginazione e rischi per la sicurezza in numerose aree, specialmente nelle grandi città.
Va definito urgentemente un programma speciale per la riduzione dell’abbandono scolastico, specialmente nelle aree territoriali a rischio criminalità, rafforzando l’Azione “Contrasto alla dispersione scolastica” prevista nel Piano d’Azione Coesione. Tale programma dovrebbe valorizzare le esperienze di successo, evitando misure universalistiche e concentrandosi su interventi tempestivi e mirati nei confronti dei soggetti più vulnerabili. Ad esempio, le analisi disponibili indicano come il miglior strumento di contrasto all'abbandono sia il prolungamento della scuola al pomeriggio negli anni del primo ciclo, mentre oggigiorno il tempo pieno alle elementari è diffuso solo in alcune regioni (non a caso, quelle in cui la dispersione è minore) ed è di fatto inesistente nelle scuole medie.
Le attività scolastiche nel pomeriggio non dovrebbero però essere una mera replica delle lezioni frontali della mattina. L'estensione del tempo scolastico consentirebbe, infatti, di scomporre i gruppi classe, lavorando su piccoli numeri, sperimentando metodologie didattiche innovative (ad esempio, apprendimenti cooperativi e attività sociali) e individuando percorsi specifici per i ragazzi maggiormente a rischio. Per questi ultimi, l'insegnamento individualizzato dovrebbe riguardare in modo prioritario il rafforzamento delle competenze di base: comprensione dei testi, competenze logico-matematiche e applicazione del metodo scientifico. Inoltre, gli istituti scolastici dovrebbero dotarsi di strumenti di misurazione, a cadenza regolare, dei progressi compiuti dagli studenti a rischio di dispersione.

 
Promuovere il merito, aumentare le opportunità
La mobilità sociale si è drasticamente ridotta, al punto che le generazioni nate negli anni ’80 hanno molte meno opportunità di evolvere nella scala sociale rispetto alle generazioni precedenti. La condizione della famiglia di origine condiziona pesantemente l’esito scolastico e i percorsi di vita. Si iscrive all'università solo il 14 per cento dei figli di operai, a fronte di un valore pari al 59 per cento per i figli della borghesia. Parallelamente, i finanziamenti per il “diritto allo studio” sono stati drasticamente ridotti negli ultimi anni.
Questa tendenza va immediatamente invertita. Si suggerisce, quindi, che la Conferenza Stato-Regioni vari, quanto prima, il decreto sulla definizione dei livelli essenziali delle prestazioni e dei requisiti di eleggibilità per il diritto allo studio universitario. Inoltre, il Fondo Integrativo Statale delle borse di studio, recentemente ridotto a livelli minimi, va aumentato in modo consistente, anche per sottolineare che lo Stato intende offrire reali opportunità verso gli studenti meritevoli provenienti da famiglie meno abbienti. Per questo, tale Fondo deve essere portato a 250 milioni di euro annui, il che corrisponde ad un raddoppio della posta dedicata a questa materia prima dei drastici tagli operati per il biennio 2013-2014

 
Investire in istruzione per migliorare la salute e ridurre i costi del sistema sanitario
La speranza di vita è cresciuta molto, portando il nostro Paese a divenire uno dei più longevi al mondo. D’altra parte, una quota crescente della popolazione anziana, soprattutto donne, vive numerosi anni in cattiva salute. Parallelamente, sta aumentando l’incidenza di comportamenti (obesità, sedentarietà, abuso di alcool, fumo, ecc.) che mettono a rischio la salute delle presenti generazioni (soprattutto quelle giovanili - oltre il 35 per cento dei bambini è sovrappeso) e generano elevati costi sul sistema sanitario nazionale (il Ministero della Salute stima in 28.000 i decessi prematuri all'anno imputabili esclusivamente all'inattività fisica).
L’istruzione gioca un ruolo fondamentale nel determinare il rischio di mortalità: nella popolazione fra i 25 e i 64 anni le donne con livello di istruzione più basso hanno un rischio di mortalità circa doppio rispetto alle donne della stessa età con titolo di studio più elevato, mentre tra gli uomini meno istruiti il rischio è dell’80 per cento più elevato rispetto ai più istruiti. Di conseguenza, dedicare risorse all’insegnamento di stili di vita salutari è un investimento sul futuro, oltre che uno strumento per migliorare la qualità della vita odierna.
Per questo si propone di avviare iniziative di prevenzione quali, ad esempio:
- Il potenziamento delle iniziative finalizzate ad insegnare stili di vita salutari nelle scuole e nelle università, promuovendo, sul modello americano, l’eliminazione dai distributori automatici collocati nelle scuole di cibo e bevande ad alto contenuto calorico;
- l’introduzione di un sistema di certificazione per iniziative realizzate all’interno delle aziende volte alla salute dei dipendenti, da realizzare secondo le linee guida disponibili a livello internazionale;
- la sensibilizzazione dei medici di base al fine di prescrivere esercizio fisico ai pazienti, con eventuale deduzione fiscale delle spese per l'esercizio svolto su prescrizione medica o per l’acquisto di strumenti per l’esercizio fisico.

 
La scuola digitale e la cultura dei dati
Il cambiamento della scuola passa anche attraverso la capacità di sfruttare quello che le nuove tecnologie offrono, soprattutto per la costruzione degli ambienti di apprendimento. Per far questo è indispensabile il miglioramento dell’infrastruttura di rete delle scuole, attualmente dimensionata per la gestione amministrativa, anche in vista dell’adozione dei libri digitali, prevista progressivamente dal 2014, la quale stimolerà una forte domanda di formazione e di innovazione attraverso i linguaggi digitali.
Inoltre, con il miglioramento dell’accesso ai dati va sviluppata una nuova cultura della decisione basata sui dati, che superi le barriere disciplinari e apra la strada agli approcci sistemici e quantitativi che sono ora possibili e necessari. Ogni cittadino può oggi contribuire a piattaforme partecipative per la raccolta dei dati, fungendo come sensore volontario per la creazione di osservatori digitali della società, dell'economia, e della salute pubblica, così generando quelli che si chiamano i Big Data. La capacità di questi osservatori di coinvolgere i cittadini come partecipanti




CHI SONO I SAGGI?


Filippo Bubbico: è senatore del Pd e presidente della Commissione speciale al Senato. Ha 59 anni.Giancarlo Giorgetti: è deputato della Lega Nord e presidente della Commissione speciale per l'esame degli atti del governo alla Camera. Con suoi 47 anni, è il più giovane dei Enrico Giovannini: è presidente dell'Istat dall'agosto del 2009 e insegna statistica all'Università di Roma. Negli anni precedenti è stato a capo del dipartimento di statistica dell'Ocse. Ha 56 anni.Mario Mauro: è presidente di Scelta Civica al Senato. Negli anni precedenti, quando ancora militava nel Pdl, è stato vicepresidente del Parlamento Europeo. Ha 52 anni.Enzo Moavero Milanesi: è ministro per gli affari europei del governo guidato da Mario Monti. Negli anni precedenti ha lavorato alla Commissione Europea ed è stato capo di gabinetto di Monti quando quest'ultimo era commissario Antitrust. Ha 59 anni.
Valerio Onida: è docente di giustizia costituzionale all'Università di Milano e presidente emerito della Corte costituzionale. Nel 2010 è arrivato terzo (dopo Giuliano Pisapia e Stefano Boeri) nella corsa alle primarie del centrosinistra per le elezioni del sindaco di Milano. Ha 70 anni.Giovanni Pitruzzella: è presidente dell'Antitrust dal novembre 2011. Negli anni precedenti è stato a capo della Commissione di Garanzia sugli Scioperi. È avvocato cassazionista e docente di diritto costituzionale all'Università di Palermo. Ha 54 anni.Gaetano Quagliariello: è senatore del Pdl, presidente e fondatore della Fondazione Magna Carta. Ha 53 anni.Salvatore Rossi: è vicedirettore generale della Banca d'Italia dal gennaio 2012, è componente del Direttorio dell'Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni e membro del Comitato Strategico del Fondo Strategico Italiano. Ha 64 anni.Luciano Violante: è un esponente del Partito Democratico, esperto costituzionalista ed ex presidente della Commissione Antimafia. Ha 72 anni.

Filippo Bubbico: è senatore del Pd e presidente della Commissione speciale al Senato. Ha 59 anni.

Giancarlo Giorgetti: è deputato della Lega Nord e presidente della Commissione speciale per l'esame degli atti del governo alla Camera. Con suoi 47 anni, è il più giovane dei saggi

Enrico Giovannini: è presidente dell'Istat dall'agosto del 2009 e insegna statistica all'Università di Roma. Negli anni precedenti è stato a capo del dipartimento di statistica dell'Ocse. Ha 56 anni.

Mario Mauro: è presidente di Scelta Civica al Senato. Negli anni precedenti, quando ancora militava nel Pdl, è stato vicepresidente del Parlamento Europeo. Ha 52 anni.

Enzo Moavero Milanesi: è ministro per gli affari europei del governo guidato da Mario Monti. Negli anni precedenti ha lavorato alla Commissione Europea ed è stato capo di gabinetto di Monti quando quest'ultimo era commissario Antitrust. Ha 59 anni.

Valerio Onida: è docente di giustizia costituzionale all'Università di Milano e presidente emerito della Corte costituzionale. Nel 2010 è arrivato terzo (dopo Giuliano Pisapia e Stefano Boeri) nella corsa alle primarie del centrosinistra per le elezioni del sindaco di Milano. Ha 70 anni.

Giovanni Pitruzzella: è presidente dell'Antitrust dal novembre 2011. Negli anni precedenti è stato a capo della Commissione di Garanzia sugli Scioperi. È avvocato cassazionista e docente di diritto costituzionale all'Università di Palermo. Ha 54 anni.

Gaetano Quagliariello: è senatore del Pdl, presidente e fondatore della Fondazione Magna Carta. Ha 53 anni.

Salvatore Rossi: è vicedirettore generale della Banca d'Italia dal gennaio 2012, è componente del Direttorio dell'Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni e membro del Comitato Strategico del Fondo Strategico Italiano. Ha 64 anni.

Luciano Violante: è un esponente del Partito Democratico, esperto costituzionalista ed ex presidente della Commissione Antimafia. Ha 72 anni.





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