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INTERVISTA RILASCIATA DAL PROF. NIGI, SEGRETARIO GENERALE DELLA CONFSAL A ITALIA OGGI E PUBBLICATA NELL’EDIZIONE DEL 3 OTTOBRE 2012
Data: Mercoledì, 03 Ottobre 2012, ore 21:13:57
Argomento: AZIONI DEL SINDACATO



Marco Paolo NIGI
IL GOVERNO ORA RECUPERI L'EQUITA'

Solo così sarà possibile riprendere il dialogo sociale.

Questa è una stagione sindacale piuttosto impegnativa, condizionata com’è dalla complessità e dalle difficoltà del contesto politico italiano e europeo. 
Anche in una situazione siffatta la Confsal ha lavorato senza tradire i propri valori: autonomia dalla politica, responsabilità delle scelte, trasparenza delle decisioni e delle dichiarazioni. 
Non sono poche, oggi, le questioni aperte riguardanti il lavoro e il welfare, e questo sia nel privato che nel pubblico. Per ciascuna di esse la confederazione autonoma ha fatto proprio il metodo della proposta - proposta portata al tavolo dì confronto con le parti datoriali -, anche se recentemente ha scelto di percorrere la via della protesta. Infatti, venerdì 28 settembre la Confsal ha attuato lo sciopero nazionale del pubblico impiego. 
La Confederazione è stata e resta molto critica nei confronti dell’azione del governo Monti. La giudica iniqua e penalizzante per i lavoratori e i pensionati e, in generale, forte con i deboli e inefficace con i poteri forti. 
A pochi giorni dal Consiglio generale, il segretario generale della Confsal, Marco Paolo Nigi, parla dell’operato governativo rispetto alla situazione del paese e traccia le linee principali della politica del sindacato per i prossimi mesi ...



Domanda: Qual è la valutazione della sua organizzazione sull’operato del governo Monti?
Risposta. È doveroso premettere che la situazione della finanza pubblica italiana alla fine del 2011, in coincidenza con l’avvento del governo Monti, andava affrontata con decisione.
A mancare finora al premier Monti e al suo governo sono state "la sensibilità politica" e la "giusta" pratica relazionale non solo per attuare dei provvedimenti socialmente equi e sufficientemente condivisi ma proprio per collocare il lavoro al centro dell’economia e della società nella prospettiva della crescita economica e occupazionale e dello sviluppo del paese.

Domanda: Segretario Nigi, la Confsal sostiene che alcuni provvedimenti governativi hanno avuto effetti recessivi. Che cosa può dirci in merito?
Risposta: È un dato di fatto che in pochi mesi di governo l’economia italiana è passata dalla stagnazione economica a una preoccupante recessione con effetti pesanti in termini di disoccupazione e di numero di imprese in crisi.
I fattori che determinano la recessione sono di natura esogena ed endogena e, in Italia, lo stesso governo ha dovuto ammettere gli effetti recessivi dei recenti provvedimenti legislativi.
Facciamo l’esempio più evidente: la drastica riduzione del potere d’acquisto dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, con una pesante tassazione aggiuntiva sui redditi da lavoro e da pensione, sulla prima abitazione e sulle tariffe e sui prezzi pubblici, in costante e incontrollato aumento, ha fatto crollare la domanda interna con effetti dirompenti sulla produzione.

Domanda: Il governo sostiene che il risanamento dei conti costituisce il primo presupposto per avviare la crescita economica. Lo pensate anche voi?
Risposta: Noi abbiamo sostenuto gli obiettivi governativi sulla finanza pubblica, incluso il pareggio di bilancio, ma non abbiamo assolutamente condiviso la natura dei provvedimenti legislativi portati avanti con metodo commissariale e tutti penalizzanti nei confronti dei contribuenti onesti, dei lavoratori dipendenti e dei cittadini meno abbienti, con il risultato di aggiungere nuove povertà alle vecchie.

Domanda: A vostro parere, quali sono stati i campi di inerzia governativa?
Risposta: Non ho difficoltà a individuarli: una lotta "seria" all’evasione fiscale e al lavoro sommerso, un’equa riforma fiscale e l’eliminazione o almeno la riduzione degli sprechi e delle ruberie nella pratica politica.
Preciso che, per quanto riguarda quest’ultimo punto, non mi riferisco al "giusto" costo della politica in funzione dell’affermazione della democrazia, bensì alla corruzione a tutti i livelli. In tutto questo a nostro parere l’operato del governo è stato deficitario. Si tratta di una questione di volontà e di capacità politica o - se vogliamo - di coraggio, che è clamorosamente mancato.
Ma il governo Monti ha fatto di peggio facendo pagare ai lavoratori del pubblico impiego gli effetti negativi dell’invadenza della politica nella pubblica amministrazione - già ridotta nella sua indipendenza e autonomia con iniqui tagli lineari.
Tra l’altro, intervenendo in questo modo, ha intaccato parecchio i livelli essenziali dei servizi primari. E’ stata un’operazione che ha colpito pesantemente e anche ingiustamente i lavoratori del pubblico impiego e gli utenti della pubblica amministrazione.

Domanda: A proposito di pubblico impiego, la Confsal aveva sottoscritto l’Intesa di Palazzo Vidoni del 10 maggio 2012 fra stato, regioni-autonomie locali e confederazioni sindacali rappresentative. Allora, come si è arrivati allo sciopero di venerdì 28 settembre?
Risposta: La puntuale attuazione di quell’Intesa avrebbe consentito di razionalizzare le pubbliche amministrazioni e di riordinare il pubblico impiego, e di farlo in un clima di "relativo" consenso sociale. Ma il governo, mentre si impegnava con le altre istituzioni della Repubblica e con tutte le confederazioni sindacali, sottoscrivendo l’Intesa, pensava come eluderla. E lo ha fatto nel giro di pochissimo tempo attraverso gli anomali provvedimenti della spending review e con l’evidente e unico obiettivo di "fare cassa" in tempi rapidi.
A questo punto, con un tavolo di confronto clamorosamente delegittimato dal "governo collegiale", improduttivo e pertanto poco credibile, alla Confsal e ad altre grandi confederazioni sindacali non è rimasta che la via obbligata della protesta.

Domanda: Dopo lo sciopero del pubblico impiego, qual è la prospettiva delle relazioni fra governo e organizzazioni sindacali?
Risposta: A questo punto dipende in gran parte dall’atteggia- mento del governo. Se nella sua azione governativa recuperasse il valore dell’equità sociale, cogliendo anche il chiaro messaggio che è venuto dalla mobilitazione dei lavoratori, incluso il recente sciopero del pubblico impiego, sarebbe possibile rilanciare il dialogo sociale, seppure tenuto nella distinzione dei ruoli istituzionali.
Altrimenti, la prospettiva non può essere che l’intensificazione delle azioni di lotta che potrebbero portare a un livello ingovernabile di disagio e di disgregazione sociale.
In conclusione, il governo Monti, al momento, ha disatteso il suo programma sul fronte dell’equità sociale, della promozione del lavoro e della crescita economica.
Però, in questa ultima fase della legislatura potrebbe garantire un’azione sul fronte della lotta all’evasione, della riforma del fisco, del sostegno al potere di acquisto, all’occupazione e alle imprese virtuose.
Solo così facendo, potrebbe consegnare al paese una situazione socio-economica e finanziaria migliore di quella che ha ereditato.







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