In data 23 maggio 2013, si è tenuta al Senato, in 1^ Commissione – Affari Costituzionali, l’audizione informale delle Organizzazioni Sindacali in relazione agli atti del Governo n. 7 (Uffici territoriali del Governo) e
n. 9 (Proroga del blocco della contrattazione per i Pubblici dipendenti)
(Vedi nostro precedente articolo).
La delegazione della Confsal era formata da Fedele Ricciato e Massimo Battaglia....
In merito all’Atto Governativo n. 7 - Schema di Decreto del Presidente della Repubblica recante regolamento in materia di riorganizzazione della presenza dello Stato sul territorio, la delegazione Confsal ha sostenuto:
La Confsal, pur valutando il risanamento del bilancio pubblico italiano non solo come necessario ma anche come auspicabile e tenendo a mente la responsabilità di assicurare adeguate possibilità di sviluppo alle future generazioni, ritiene inaccettabile, per i connessi costi sociali e per l’equilibrio della domanda interna del Paese, che le politiche di bilancio individuino costantemente e inesorabilmente la categoria dei dipendenti pubblici, con particolare riferimento a quelli il cui reddito è al di sotto delle soglia di tranquillità sociale, come la destinataria di misure di contenimento della spesa.
Il blocco contrattuale e stipendiale è già costato al dipendente pubblico medio una cifra di 6.000 euro.
Di contro, il costo della vita e la pressione fiscale sono aumentate in modo massiccio.
È ferma opinione di questa organizzazione sindacale che la classe politica debba assumersi oggi la responsabilità storica
di trovare le risorse economiche nei veri sprechi che caratterizzano in negativo il sistema italiano
di sbloccare immediatamente i contratti e gli stipendi dei dipendenti pubblici
di dare così risposte alle centinaia di migliaia di nuclei famigliari che stanno scivolando ogni mese verso la soglia di povertà.
La Confsal inoltre aggiunge osservazioni di contrarietà al provvedimento in esame, squisitamente di carattere giuridico.
Il blocco della contrattazione per i pubblici dipendenti è illegittima ed a maggior ragione lo è l’ulteriore proroga per la quale la scrivente sigla è stata convocata.
- Violazione dell’art. 3 Costituzione
Il "blocco" contrattuale e conseguentemente stipendiale è "una prestazione patrimoniale imposta" che colpisce soltanto una categoria di cittadini (i pubblici dipendenti) e neppure tutte le categorie appartenenti al pubblico impiego. Tant’è che la violazione è duplice:
il d.lgs n. 165 del 2001 equipara i pubblici dipendenti ai dipendenti privati ma a questi ultimi il blocco non è stato applicato, nè tantomeno la proroga; non tutti i pubblici dipendenti sono stati oggetto del blocco contrattuale essendone espressamente esentati, totalmente o parzialmente, gli appartenenti ad alcuni settori;
la gradualità dei sacrifici e delle "imposte" non viene garantita in quanto proprio i dipendenti pubblici vengono colpiti a scapito di soggetti con più elevato reddito (a titolo esemplificativo: al Ministero degli Esteri i diplomatici sono esentati dal blocco mentre il semplice impiegato vede lo stipendio bloccato; al Ministero della Giustizia il semplice impiegato patisce il blocco stipendiale mentre il magistrato vede rivalutati ed adeguati gli stipendi etc…)
- Violazione art. 36 Costituzione .
L'art. 36, viene violato sotto il profilo circa la proporzionalità e qualità e quantità del lavoro prestato. Gli aumenti retributivi sono finalizzati a compensare non solo l’inflazione ma soprattutto a remunerare il lavoro svolto: sotto quest’ultimo profilo vi sono due elementi che con il blocco non vengono valutati: il blocco del turn over ha costretto la PA a non assumere per coprire i posti vacanti a causa dei pensionamenti sicché il medesimo lavoro della PA è svolto da un minor numero di dipendenti;
gli stessi dipendenti hanno maturato anzianità di servizio e professionalità che consentono di svolgere lo stesso servizio precedente in ragione della anzianità ed esperienza maturata con maggior lavoro ed in minor tempo.
Ora se il legislatore ha nella sua alta discrezionalità posto riparo con il blocco stipendiale ad una situazione di crisi e finalizzata al ripianamento di bilancio è anche evidente che il rimedio adottato deve essere immune da vizi su indicati. Inoltre va aggiunto che il rimedio ulteriore della proroga non rispetta sia il principio di uguaglianza sostanziale che quello della non irragionevolezza.
In particolare si evidenzia che detti sacrifici siano anche stati decisi in un momento assai delicato per la vita economico-finanziaria del Paese.
Ma per recuperare l'equilibrio di bilancio, il legislatore non ha imposto a tutti i lavoratori sacrifici parimenti onerosi sicché l’ulteriore proroga è ulteriormente lesiva dei sopraindicati articoli della Costituzione sotto il duplice aspetto della non contrarietà sia al principio di uguaglianza sostanziale che ai principi di eccezionalità e quindi siano temporanei, e consentanei allo scopo prefisso.
Ma va detto che gli ulteriori sacrifici imposti con il blocco biennale e l’ulteriore proroga prevista per un altro biennio non sono tali da essere immuni da tali vizi in quanto:
In conclusione, sia adducendo motivazioni politiche che giuridiche, la Confsal confida nella revoca dell’ulteriore blocco della contrattazione collettiva, e annuncia sin d’ora -in caso contrario- di agire con tutti gli strumenti sindacali e non, anche attraverso l’operato delle proprie Federazioni, per ottenere l’immediato sblocco dei contratti e degli stipendi.