carmelo.nesta scrive ...
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Anticorruzione e Trasparenza, due categorie che in Italia non vengono ben
esercitate! Tant'è che, per quanto riguarda l'anticorruzione, secondo il
CPI 2015 di Transparency International (Indice di Percezione della
Corruzione nel settore pubblico e politico, i cui risultati sono stati
presentati, in data 27 gennaio 2016), siamo al 61° posto nel Mondo su 168
Paesi analizzati, con un voto di 44 su 100, e al penultimo posto in Europa
seguiti solamente dalla Bulgaria. ...
Per quanto riguarda la trasparenza, secondo la classifica
RTI (Right to Information - indice che misura l’accessibilità di
documenti, dati e informazioni in possesso delle pubbliche amministrazioni)
l'Italia è passata dal 97° al 54° posto su 103 Paesi analizzati, solo nel
novembre 2016. Questo avanzamento è dovuto sicuramente alla recente approvazione del FOIA (Freedom
of Information Act ), il
D.Lgs.
n. 97/2016 che ha novellato il
D.Lgs.
n.
33/2013 (Riordino della disciplina riguardante il diritto di accesso
civico e gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da
parte delle Pubbliche Amministrazioni), entrato in vigore il 23 giugno 2016.
È dal 1990 che in Italia si legifera per la trasparenza e per arginare la
corruzione. La prima legge sulla trasparenza amministrativa è stata la
legge n.241/90 (Nuove norme in materia di procedimento
amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi).
Successivamente giunsero:
la
legge n. 15/05 (
Modifiche ed integrazioni alla legge 7 agosto
1990, n. 241, concernenti norme generali sull'azione amministrativa),
la
legge n. 69/09 (
Disposizioni per lo sviluppo economico, la
semplificazione, la competitività nonché in materia di processo civile),
la
legge n. 15/2009 (
Delega al Governo finalizzata
all’ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e alla efficienza
e trasparenza delle pubbliche amministrazioni nonchè disposizioni
integrative delle funzioni attribuite al Consiglio nazionale dell’economia e
del lavoro e alla Corte dei conti),
il
d.lgs. n. 150/09 (Il decreto Brunetta -
Attuazione della legge 4
marzo 2009, n. 15, in materia di ottimizzazione della produttività del
lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle Pubbliche
Amministrazioni),
la
legge n. 190/12 (
Disposizioni per la prevenzione e la repressione
della corruzione e dell'illegalità nella Pubblica Amministrazione)
Infine, con il
d.lgs n. 97/2016 recante "Revisione e semplificazione delle
disposizioni in materia di prevenzione della corruzione, pubblicità e
trasparenza correttivo della
legge n. 190/12 e del
D.Lgs.
n.
33/2013, ai sensi dell’articolo 7 della
legge n. 124/2015, in materia di riorganizzazione delle
amministrazioni pubbliche" anche l'Italia si allinea con gli oltre 90 Paesi
nel mondo per garantire ai propri cittadini l’accesso alle informazioni
sull'operato delle PA.
I livelli di trasparenza della PA, infatti, dovrebbero essere inversamente
proporzionali ai livelli di corruzione secondo il teorema che a più trasparenza
dovrebbe corrispondere meno corruzione.
Per gli italiani, infatti, la trasparenza può essere il primo freno alla
corruzione. A dirlo è la prima indagine sulla trasparenza nella Pubblica
Amministrazione dell’Osservatorio
Socialis di Errepi Comunicazione in partnership con l’istituto IXE: il
campione di italiani intervistato ha dichiarato che un’azione di trasparenza
della PA funzionerebbe in primo luogo come freno a comportamenti illegittimi
come
corruzione (43%)
raccomandazioni (26%)
e avrebbe effetti positivi su
controllo della gestione delle risorse pubbliche (22%)
miglioramento della qualità dei servizi (19%)
aumento dell’efficienza delle amministrazioni pubbliche (14%)
rapidità dei processi di appalto e concorsi (12%).
Ma così non è, purtroppo! Dagli anni 90 ad oggi sembra che le cose non siano
mutate affatto. Agli inizi degli anni 90, l'inchiesta "Mani pulite" portò alla
luce un vasto sistema di corruzione fondato sulle tangenti (da cui il nome
"tangentopoli") tra la politica e il mondo dell'economia, con finanziamenti ai
partiti da parte di imprese interessate all'accaparramento di appalti pubblici.
Mani pulite segnò la fine di numerosi esponenti politici, con i relativi partiti
e vide emergere nuove formazioni politiche, che dettero l’avvio alla cosiddetta
“Seconda Repubblica”. Dalle dichiarazioni degli stessi protagonisti di
tangentopoli, durante le fasi processuali, emerse che questo tipo di corruzione
era un sistema talmente stabile ed ordinario che rappresentava, ormai, la prassi
per ottenere gli appalti. Si tratta di una "cultura della corruzione e della
raccomandazione", ben radicata da secoli nella società e difficile da estirpare
e debellare. Le inchieste giudiziarie degli anni 90 hanno dato solo un duro
colpo al sistema della corruzione senza riuscire, però, ad estirparlo. Il
sistema ha trovato la forza di reagire e riorganizzarsi secondo nuovi modelli e
nuove pratiche. Vedasi i recenti fatti di corruzione relativi alle opere
di Expo Milano 2015, a quelle volte alla realizzazione del Mose di Venezia, ai
fatti di "Mafia Capitale" a Roma, per non parlare dei continui episodi di
corruzione nei palazzi delle amministrazioni regionali e comunali, dei concorsi
ed esami truccati, dei furbetti del cartellino, degli abusi legge 104/92,
degli affidamenti di incarichi pubblici a parenti ed amici.
Non basta, quindi, scrivere le norme per combattere la corruzione! La recente
normativa italiana su anticorruzione e trasparenza è ritenuta tra le migliori al
mondo dal punto di vista dei princìpi, tant'è, come già detto, la
classifica di Rti rating ha premiato l'Italia collocandola dal
sestultimo posto ad una posizione centrale. Restano bassi i valori assegnati
all'Italia sulle possibili sanzioni previste (4 punti su 8) e sulla possibilità
di ricorrere (9 punti su 30). Il rischio è quello di avere una buona
legge, ma di difficile applicazione.
Anche la Scuola, essendo una PA (art. 1, comma 2, del
Dlgs.
165/2001), non sarebbe esente da fenomeni corruttivi. In un altro tipo
di indagine di Trasparency International, il GCB (Global Corruption Barometer)
in cui sono stati posti ad un campione di cittadini alcuni quesiti attinenti la
percezione della corruzione nei settori della Politica, della Magistratura,
dell'Informazione, delle Pubbliche Amministrazioni (tra cui la Scuola) sono
risultati tra i più corrotti i partiti politici, il sistema giudiziario e il
sistema sanitario, tra i meno corrotti è risultata la Scuola.
Ciò non toglie che l'ANAC
(Agenzia Nazionale AntiCorruzione) ha provveduto a stilare anche per la Scuola
le
Linee guida (Applicazione alle istituzioni scolastiche delle
disposizioni di cui alla
legge 6 novembre 2012, n. 190 e al
decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33) con l'Allegato
1 (Elenco esemplificativo di processi a maggior rischio corruttivo
riguardanti le istituzioni scolastiche) e l'Allegato
2 (Elenco degli obblighi di pubblicazione applicabili alle
istituzioni scolastiche).
Di ultima pubblicazione, da parte dell'ANAC, è lo Schema delle Linee guida (recanti
indicazioni operative ai fini della definizione delle esclusioni e dei limiti
all'accesso civico di cui all’art. 5 co. 2 del
d.lgs. 33/2013). È stato in consultazione online fino alle ore 12
del 28 novembre 2016 per l’invio di eventuali contributi e dovrebbe essere
pubblicato a breve in versione definitiva. Lo schema delle linee guida
ha ad oggetto le indicazioni operative per la definizione
delle esclusioni e dei limiti, previsti dalla legge, all’accesso
civico da parte di qualsiasi
cittadino. Tutte le Pubbliche Amministrazioni, tra cui la Scuola, devono
adeguarsi, entro il 23 dicembre 2016, alla pubblicazione obbligatoria sui siti
istituzionali delle materie previste e dell'informativa sulle modalità
dell'accesso civico (modello
di richiesta di accesso civico).
(Carmelo NESTA)
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