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AVVIO ANNO SCOLASTICO - INTERVISTA AD ELVIRA SERAFINI, SEGRETARIA NAZIONALE SNALS-CONFSAL SU ORIZZONTESCUOLA
Postato Martedì, 30 Giugno 2020, ore 10:02:04 da Amministratore

SCUOLA E UNIVERSITÀ

“Siamo molto preoccupati per la situazione, ormai siamo quasi a luglio, mancano sessanta giorni all’apertura della scuola e manca un po’ tutto. Già da subito, a marzo, ci siamo resi conto che occorreva programmare l’apertura dell’anno scolastico tenendo presenti le enormi difficoltà che abbiamo davanti”. Elvira Serafini, segretaria generale dello Snals-Confsal, si dice preoccupata per la grave situazione in cui versa la scuola italiana alla fine di un mese di giugno quasi surreale ma non alla fine di una pandemia che rischia di ripresentarsi in autunno. A settembre, pandemia o meno, la scuola dovrà ripartire...




INTERVISTA SU ORIZZONTESCUOLA

“Siamo molto preoccupati per la situazione, ormai siamo quasi a luglio, mancano sessanta giorni all’apertura della scuola e manca un po’ tutto. Già da subito, a marzo, ci siamo resi conto che occorreva programmare l’apertura dell’anno scolastico tenendo presenti le enormi difficoltà che abbiamo davanti”. Elvira Serafini, segretaria generale dello Snals-Confsal, si dice preoccupata per la grave situazione in cui versa la scuola italiana alla fine di un mese di un mese di giugno quasi surreale ma non alla fine di una pandemia che rischia di ripresentarsi in autunno. A settembre, pandemia o meno, la scuola dovrà ripartire.

Segretaria Serafini, come vede la situazione dal suo punto di vista?

“La situazione è molto preoccupante. Ieri abbiamo avuto l’incontro con ministra Lucia Azzolina che ci ha presentato la sua bozza del piano per la scuola, ma c’è un tutto da costruire. Lei parla di una cassetta degli attrezzi da cui dobbiamo tirar fuori l’attrezzo più idoneo per le varie situazioni. Ma a noi questo non sta bene. E’ vero che c’è l’autonomia ma questo è il momento nel quale si devono dare delle soluzioni e delle indicazioni precise e condivise, dalla sicurezza degli edifici all’adeguamento degli spazi per dare sicurezza agli studenti, al personale Ata, e anche ai dirigenti scolastici”.

La patata bollente ce l’hanno loro in questo momento difficile

“Se noi lasciamo ai dirigenti scolastici tutta la responsabilità del sistema, i dirigenti saranno caricati di una responsabilità civile e penale inaccettabile e a noi interessa la tutela di tutti. Chiediamo che ci siano delle responsabilità condivise con un piano che dev’essere a propria volta condiviso. E se vogliamo riaprire le scuole si deve assolutamente pensare a nuove risorse”.

A chi si rivolge in particolare?

“Noi tiriamo in causa tutto il governo. La ministra dell’Istruzione deve sensibilizzare l’intero governo sul tema della scuola. Qui si parla di un miliardo, ma un miliardo non è sufficiente, non si va da nessuna parte con questa cifra. Peraltro, è un miliardo che cambia a seconda della voce: edifici, copertura degli organici. Ma in realtà si tratta sempre di quel miliardo. E ancora: abbiamo bisogno di un organico potenziato, sia per i docenti sia per il personale Ata. Non possiamo immaginare una scuola che a settembre riapra con aule sovraffollate. Quindi occorrerà uno sdoppiamento che richiede nuove assunzioni”.

Intanto qualcuno pensa di affidare ai docenti un orario più lungo di lezione ai docenti.

“Se sarà chiesto di svolgere ore di lavoro in più, dovremo riaprire il contratto, che non solo non è stato rinnovato ma non prevede orario di lavoro più lungo. Tutto questo potrebbe avvenire solo con l’apertura di una nuova stagione contrattuale. Non è possibile modificare la norma contrattuale con accordi condivisi con varie parti. Questo vale anche per il personale Ata. Di fronte alla prospettiva dello sdoppiamento delle classi e della continua sanificazione degli ambienti occorre ipotizzare un potenziamento del personale Ata. Si pensi all’ingresso alternato degli alunni, con i tempi che si allungano: servono un’organizzazione e una coordinazione precise ed efficaci, affinché nulla sia lasciato al caso”.

E se a settembre si chiederà agli insegnanti di dare di più all’avvio dell’anno scolastico che si preannuncia quanto meno impegnativo?

“Le attività che escono fuori dal pacchetto orario vanno retribuite”.

Nel frattempo siamo quasi a luglio

“I tempi sono stretti, in effetti. Mancano 60 giorni alla riapertura della scuola e ancora non abbiamo quantificato il finanziamento necessario per l’adeguamento degli edifici. Segnalo che dal primo momento come Snals abbiamo chiesto che si riprogrammasse l’apertura dell’anno scolastico con le necessità che ci troviamo di fronte. La proposta della ministra quando parla di scuole all’aperto o attivate con il coinvolgimento di altri edifici, come biblioteche e altro, ci lascia perplessi. Sinceramente abbiamo chiesto chi è responsabile della sicurezza in questi casi, poiché è facile immaginare di portare dei minori all’esterno, ma la responsabilità e l’igienizzazione di questi posti a chi viene attribuita? Si parla di androni, di palestre, ma sono spazi sicuri e adeguati per fare scuola? Abbiamo bisogno di persone che ci diano la sicurezza del luoghi dove portiamo i nostri alunni e i nostri operatori. Non vogliamo e non possiamo far ricadere le responsabilità su chi dirige queste scuole”.

In mezzo a tutto questo, ricordiamo che c’è stata una pandemia, che ha sconvolti tutti e tutto, e la didattica a distanza, che ha rivoluzionato il fare scuola. Il mondo non è più come prima di febbraio

“E non ci sarà più quel mondo. Una pandemia è un’omeostasi e si diventa un po’ tutti diversi da come si era prima. La didattica a distanza, da parte sua, ha creato tanti problemi, deve diventare un’attività complementare ma nelle ore extrascolastiche. La scuola è formazione, è contatto umano, è trasmissione di saperi diretti. Va un plauso al mondo della scuola, agli insegnanti, ai dirigenti, al personale Ata, chi aveva i mezzi e chi non li aveva, che dall’oggi al domani, all’improvviso si è trovato a usare piattaforme che non conosceva. Non si può non apprezzare la grande volontà di questo mondo della scuola. Ma dopo cinque, sei mesi… basta! Abbiamo avuto tutto il tempo per adeguare e organizzare. Già da subito, a marzo, ci siamo resi conto che occorreva programmare l’apertura dell’anno scolastico tenendo presenti tutte queste enormi difficoltà. Da subito avevamo chiesto un organico potenziato e adeguati finanziamenti: con questi due assi portanti avremmo sicuramente da marzo a oggi programmato un’apertura in sicurezza dell’anno scolastico”

Molti docenti ora sono alle prese con le ferie e con la richiesta dei dirigenti di non programmarle nell’ultima settimana di agosto prossimo.

“Non siamo d’accordo: le ferie sono contrattualizzate. In nessun senso può essere modificata la normativa. Noi stiamo fornendo i modelli per le diffide. Questo succede quando chi programma per gli altri non sempre si trova in una situazione condivisa”.

Cosa c’è di certo in questo momento?

“Non sappiamo neppure con chiarezza il giorno di apertura dell’anno scolastico. Noi chiediamo alla ministra di essere urgentemente convocati per un tavolo sulle difficoltà dell’avvio dell’attività scolastica. A tutt’oggi, però, non abbiamo ricevuto nessuna risposta”.

C’è una categoria di docenti, i diplomati e le diplomate magistrale ante 2001, che denunciano un’accelerazione dell’amministrazione, proprio in questo momento difficile per tutti, sulle procedure di risoluzione del contratto di lavoro, che significa per molti la perdita del ruolo e per altri il depennamento dalle Gae, per tutti un’angoscia e una preoccupazione sul piano economico: non è prevista neppure la Naspi.

“L’accelerazione sui Dm è gravissima. Sono 22 mila unità. In questo momento di caos non serve a nessuno creare ulteriore danni al mondo della scuola. Riteniamo che sia necessaria una soluzione politica di questo problema perché è gente che lavora da dieci anni e anche decenni nella scuola, che ha dato tanto, che è passata di ruolo. E’ gente che lavora da decenni ma alla quale oggi si sbatte la porta in faccia, sebbene in momenti difficili queste persone hanno dato il meglio di sé. Occorre una soluzione, insisto. Peraltro non si crea danno a nessuno, abbiamo approfondito la questione e ci siamo resi conto che c’è posto per tutti, che cioè non si creerebbe nessun danno a nessuno, risolvendo la questione di questi nostri insegnanti”






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