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MANFRED SPITZER - DEMENZA DIGITALE: COME L'UTILIZZO ECCESSIVO DELLE TECNOLOGIE INFORMATICHE DANNEGGIA IL CERVELLO E CI RENDE STUPIDI
Data: Sabato, 10 Dicembre 2016, ore 19:05:00
Argomento: FORMAZIONE



Dal Rapporto annuale Dyckmanns (Dipartimento per le Dipendenze Patologiche del Governo Federale Tedesco, 22 Maggio 2012) si evince che, in Germania, all’incirca 250.000 soggetti tra i 14 e i 24 anni soffrono di dipendenza da Internet e altri 1,4 milioni sono considerati internauti problematici.
Nella "Demenza digitale" si rilevano situazioni di rapido "declino mentale" in individui sottoposti fin dall’età evolutiva a intensa ed incontrollata esposizione a media digitali di ogni tipo. ...



Cosa sta succedendo al nostro cervello con l'uso e l'abuso della tecnologia digitale?
Non sappiamo più usare una cartina per raggiungere un luogo e ci affidiamo totalmente al navigatore.
Non usciamo mai di casa senza cellulare e i bambini e i ragazzi usano lo smartphone e il computer per un tempo doppio a quello che trascorrono a scuola.
Sono aumentati i disturbi dell'apprendimento, lo stress, le patologie depressive e la predisposizione alla violenza.
Nel convegno organizzato dalla Gilda di Padova è iniziata la conferenza di uno dei più rinomati studiosi tedeschi di neuroscienze: il dott. Manfred Spitzer, laureato in Medicina e Psichiatria, è stato visiting professor a Harvard e attualmente dirige la Clinica psichiatrica e il Centro per le Neuroscienze e l'apprendimento dell'Università di Ulm (Germania)..


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Un adulto che comincia ad utilizzare i media digitali dispone di sufficiente esperienza nella ricerca, memorizzazione e gestione delle informazioni, perché ha sedimentato nel suo cervello un passato «analogico».
Un bambino, invece, che non ha ancora sviluppato la corteccia prefrontale (che guida il comportamento previsionale, la pianificazione di schemi di azione nel tempo, la capacità di relazione con il mondo esterno) e che viene precocemente esposto ai media, crea da zero le sue capacità cognitive di base sul modello digitale, con tutte le conseguenze osservate dagli studi.

Se trascino con un dito una parola da A a B su un touchscreen, compio l’azione più superficiale che si possa fare con una parola. Non c’è neppure bisogno di leggere o di riflettere: la profondità di elaborazione è minima.
Leggere la parola, o trascriverla per catturarla mentalmente (e senza cliccare col mouse) rappresenta un percorso di approfondimento maggiore, che i media elettronici ostacolano o impediscono del tutto: il computer evita agli studenti buona parte del lavoro mentale.

Chi si affaccia al mondo virtuale con un clic del mouse non ha la stessa capacità di riflessione di chi ha imparato a comprendere il mondo reale facendone esperienza.

L’utilizzo di Internet provoca un peggioramento delle capacità mnemoniche e, nonostante numerose affermazioni contraddittorie circa le capacità dei «nativi digitali», anche una riduzione della capacità di cercare informazioni.
Quando si dichiara che a scuola si studia meglio grazie ai media digitali non bisogna dimenticare che non esistono dimostrazioni di questa tesi. Sono, al contrario, disponibili molte ricerche che dimostrano l’opposto, ovvero come la tecnologia informatica eserciti un effetto negativo sull’istruzione.

L’eccessivo uso, durante l’età dello sviluppo, di approcci virtuali alla socializzazione (social network) accresce l’incompetenza sociale delle nuove generazioni. Si osserva spesso, da parte di educatori e personale medico, come gli utenti giovanissimi che frequentano molto la rete non sappiano più che cosa si debba dire e che cosa si debba tacere, perché parlano sempre più raramente con qualcuno di reale e sono ancora molto inesperti.
Le neuroscienze sociali studiano da tempo i meccanismi neurobiologici delle esperienze delle persone.
Esse hanno compreso che ad essere modificati non sono più solo la memoria, il pensiero e l’attenzione, bensì lo stesso comportamento sociale degli individui in età dello sviluppo e ad alto utilizzo dei media.

La demenza digitale (presentazione in pdf)







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