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INTERVISTA A NIGI, SEGRETARIO GENERALE CONFSAL, SUL TG5 DEL 28/09/2012 ore 8
Data: Giovedì, 27 Settembre 2012, ore 21:38:06
Argomento: AZIONI DEL SINDACATO



Marco Paolo NIGI
Oggi pomeriggio, il prof. Nigi è stato intervistato da Tg5 in merito alla posizione della Confsal e alle motivazioni che hanno portato allo sciopero del pubblico impiego di domani 28 settembre. Durante l’intervista il prof. Nigi ha anche risposto ad alcune domande sui problemi della scuola.
L’intervento andrà in onda nel Tg5 di domani mattina, nell’edizione delle ore 8,00.
Trascriviamo l’intervista al prof. Marco Paolo Nigi, Segretario Generale della Confsal, pubblicata su IL TEMPO nell’edizione odierna: ...   -->


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«Meno fisco su salari e pensioni Così si fa ripartire la crescita»


Sciopero del pubblico impiego per le forti penalizzazioni del settore

La Confsal ha proclamato per domani lo sciopero nazionale del pubblico impiego. L’aveva confermato martedì dopo l’esito deludente dell’incontro con il ministro della Funzione pubblica, Patroni Griffi. La protesta è significativa perché la Confsal non solo è la quarta confederazione sindacale del paese ma ha una rappresentatività nel settore pubblico intorno al 15%. La dichiarazione di sciopero fa seguito alle critiche espresse in più occasioni all’operato del governo Monti, il quale, sotto l’ombrello dell’emergenza-euro e della pesante situazione del debito pubblico italiano, ha legiferato con metodo commissariale e con un abuso di decretazione reso possibile dall’incredibile copertura di una maggioranza parlamentare politicamente debole, penalizzando i lavoratori. Il segretario generale Confsal, Marco Paolo Nigi spiegai motivi dello sciopero.

Qual è la sua valutazione sull’azione del governo Monti?
Questo governo si è rivelato iperattivo in materia di maggiore tassazione, di previdenza e pensioni - con il differimento non graduale e iniquo dell’accesso alla pensione - e di riduzione dei servizi pubblici primari. Così facendo, ha penalizzato i contribuenti onesti, i cittadini meno abbienti, inclusa la maggior parte dei pensionati, e i lavoratori dipendenti. Al contrario, sul fronte della crescita è stato "ipoattivo". Ha attuato provvedimenti insufficienti e inefficaci, come quello sulle liberalizzazioni, e soprattutto ha dato vita a una riforma del mercato del lavoro che non inciderà più di tanto sull’andamento dell’occupazione, mentre è assai probabile che apra un ampio contenzioso. In sintesi, l’azione del governo Monti è stata iniqua con i deboli e inefficace con i poteri forti.

Qual è la proposta Confsal per la crescita?
Il governo dovrebbe impegnarsi sulle riforme complesse e politicamente difficili (istituzioni, giustizia) e non rinviare più la riforma fiscale, che speriamo risulti equa. Poi dovrebbe intervenire con urgenza e con coraggio - quello che finora è mancato - sulla defiscalizzazione delle retribuzioni e delle pensioni, incominciando dall’accessorio e dai livelli più bassi. Soltanto così potrebbe affermare un minimo di equità fiscale e sostenere la domanda interna in funzione della crescita economica e occupazionale. È l’unico modo per Monti di consegnare alla storia una situazione economica e finanziaria migliore di quella ereditata.

Quali sono i motivi forti dello sciopero di domani?
Il pubblico impiego, già provato dalle manovre finanziarie degli ultimi anni, è stato penalizzato in modo grave dalla conferma del blocco del turn-over e dei rinnovi contrattuali, fermi al 31 dicembre 2009. Si aggiungano la grave inerzia sul precariato e l’insostenibile tassazione alla fonte.
La Confsal è presente al tavolo di confronto aperto al ministero della Funzione pubblica dove si è dimostrata molto attiva e anche molto scontenta.
Solo il 10 maggio scorso era stata sottoscritta un’intesa importante fra stato, regioni-autonomie locali e confederazioni sindacali rappresentative sulla razionalizzazione della p.a. e sul riordino del pubblico impiego. Ebbene, a distanza di qualche giorno il governo, con un’anomala spending-review, ha cancellato gran parte di quell’intesa e, quel che è peggio, l’ha fatto unilateralmente. È una cosa inammissibile. Oggi il tavolo è ancora aperto ma soffre di scarsa credibilità. Anche per questo abbiamo proclamato lo sciopero. Coltiviamo la speranza che il governo riveda «la propria politica» e recuperi l’irrinunciabile valore dell’equità.


 







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