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  Articolo n. 3067 - © News SNALS-Confsal Brindisi - 402 letture
CONSIGLIO NAZIONALE SNALS-CONFSAL 17/20 OTTOBRE 2016 - LA RELAZIONE DEL SEGRETARIO GENERALE
Postato Martedì, 25 Ottobre 2016, ore 19:28:23 da Amministratore

AZIONI DEL SINDACATO

SNALS


Trascriviamo, di seguito, la relazione del Segretario Generale dello SNALS-Confsal, prof. Marco Paolo Nigi, introduttiva del Consiglio Nazionale tenutosi dal 17 al 20 ottobre 2016...




La relazione introduttiva del Segretario Generale

Il Consiglio Nazionale che oggi apriamo si svolge in un periodo in cui sono molte le questioni che richiedono una particolare attenzione e il contributo del massimo organo statutario.

Il periodo è impegnativo sia per la nostra azione verso le politiche del momento, sia perché a breve si aprirà una vasta e capillare raccolta dei nostri iscritti intorno ai temi che sono propri della nostra cultura sindacale e della nostra prospettiva di sviluppo. Il Consiglio Nazionale ha fissato, infatti, nella scorsa seduta la data in cui si celebrerà l’XI Congresso Nazionale Snals-Confsal, definito nello statuto “ambito supremo di definizione della linea politica unitaria, in coordinamento con le istanze dei settori”.
Le giornate del 12-13-14 dicembre del prossimo anno, date in cui si svolgerà il Congresso, saranno certamente cruciali per il nostro sindacato. Saranno, però, precedute da altri, forse ancora più determinanti, appuntamenti sull’intero territorio: la celebrazione dei Congressi provinciali, il 25 ottobre 2017, con l’elezione degli organi statutari provinciali e dei delegati ai Congressi Regionali e al Congresso Nazionale e lo svolgimento dei Congressi regionali, il 23 novembre 2017, per l’elezione degli organi statutari regionali.
I Congressi provinciali e i Congressi regionali sono i luoghi dove in modo diffuso si attua e si rende concreto l’esercizio del principio della democrazia interna su cui si fonda il nostro sindacato.
Sono questi i luoghi dove deve svolgersi il dibattito sulle questioni politico-sindacali, sull’azione sindacale nazionale e territoriale, sulla selezione e valorizzazione della classe dirigente dello Snals-Confsal che assumerà la responsabilità diretta sui territori.
Le procedure congressuali avranno inizio formalmente il 20 aprile del prossimo anno, termine ultimo per le iscrizioni valide ai fini congressuali. A questo Consiglio Nazionale spetta, dunque, la responsabilità di favorire non solo la più ampia partecipazione, ma anche quella di offrire il contributo di analisi sulla situazione economica e politica complessiva, la riflessione sul ruolo del sindacato, sull’azione condotta, sulle proposte presentate che si sono costantemente richiamate alle finalità e ai principi costitutivi della nostra organizzazione.
È per questi motivi che la mia relazione - rivolta non solo ai consiglieri, ma a tutti i dirigenti sindacali, a tutti i quadri, a tutti gli iscritti - ha come linee guida i due concetti che sono nel titolo di questo Consiglio Nazionale: partecipazione e valorizzazione del personale.
Sono i concetti base della nostra identità e della nostra azione.

La politica e le politiche del governo
Identità e linee d’azione che ci hanno condotto a prese di posizione e iniziative di critica e di contrasto alla legge di riforma “La buona scuola” e ai provvedimenti attuativi e, ora, anche sui contenuti dei decreti legislativi in fase di predisposizione, previsti dall’ampia ed eccessiva delega che il governo ha inserito nel testo della legge 107.
Il capo del governo continua a sostenere che la legge su “La buona scuola” è una buona legge. Ma, finalmente, ha riconosciuto che non tutto è andato bene. Non ha però fatto alcuna analisi sulle ragioni dell’evidente insuccesso delle politiche sulla scuola.

Il grande disagio che vivono tutte le componenti della scuola è riconducibile a due elementi. Il primo è una questione di metodo.
Il metodo non è una questione formale. La concertazione non è consociativismo. Il dialogo sociale non è accordo di basso livello. Sono, invece, strumenti per la ricerca di equilibrio di interessi tra le parti.
Gli interessi, soprattutto nei nostri settori, non sono una questione che riguarda da una parte il governo di turno, che impone visioni e decisioni, e dall'altra parte i lavoratori che cercano di mantenere lo status quo e tradizionali tutele. Nei nostri settori entrano in gioco gli interessi della collettività nazionale.
Si tratta, infatti, non solo di avere presente il bene comune che, se non puntualmente declinato, diventa uno slogan improduttivo. L'interesse da perseguire nei nostri settori è quello di una comunità che deve essere messa in grado di comprendere e verificare come lo Stato intende svolgere una delle prioritarie funzioni che la Costituzione gli attribuisce e quale prospettiva di futuro ha verso le giovani generazioni.
Se manca questa visione di futuro, che viene dalla condivisione, dalla partecipazione, dalla conoscenza del mondo che si vuole amministrare, non si riesce a declinare la funzione delle istituzioni deputate all’istruzione, all'educazione, alla formazione in servizi coerenti con lo svolgimento di questa funzione.
Ritornando alla questione del metodo, il governo non ha esercitato concertazione, dialogo sociale, ascolto dei lavoratori.
Quando ci riferiamo alla sottovalutazione dell’importanza della conoscenza puntuale del servizio, significa negare le caratteristiche del servizio stesso, significa non sapere quanto le condizioni di lavoro, il riconoscimento della dignità dei lavoratori, il fattore retributivo siano essenziali per ottenere risultati e migliorare quello che si vuole cambiare.
Il cambiamento, che di per sé non può essere assunto come valore assoluto, deve portare miglioramenti. Ma senza un'analisi puntuale, il rischio è una maggiore confusione non solo negli operatori, nei professionisti che lavorano nel settore, ma anche nei giovani, nelle famiglie e nella comunità nazionale perché ciò ha influenza sul mondo del lavoro e sul modello di sviluppo del nostro Paese.
Si tratta, dunque, di un cammino che questo governo non ha mai intrapreso.

L'altro versante è quello del merito delle decisioni assunte.
Senza quella precisa conoscenza dell’organizzazione, dei tempi e della complessità amministrativa, le scelte che si compiono non sono idonee a raggiungere i risultati.
Non è, infatti, stato sufficiente aver individuato obiettivi impegnativi nella legge 107. Indicare obiettivi condivisibili, peraltro sul tappeto da tanti anni, non ha significato creare le condizioni perché questi potessero essere, nel tempo, raggiunti in modo efficace ed efficiente. Due principi di una sana e corretta amministrazione della cosa pubblica e della pubblica amministrazione.
Così le politiche del bonus non possono essere considerate delle politiche strutturali di cui c’è veramente bisogno. Assumono, piuttosto, il carattere di interventi spot utili ad affrontare appuntamenti elettorali o a fare propaganda, ma che non garantiscono né le condizioni di equità e di miglioramento né possono essere considerate positive dal punto di vista retributivo.
Gli interventi spot sono stati una caratteristica di questo governo fin dal suo inizio di mandato. Gli 80 euro per le retribuzioni più basse, il bonus per il merito, gli interventi che si prospettano ora anche per l'anticipo volontario della pensione, con il cosiddetto APE, sono tutti interventi tampone che non hanno niente di vero riformismo.
E tanto per precisare: gli 80 euro di bonus in molti casi sono riassorbiti dalla retribuzione accessoria e diventa strutturale il debito che per vent'anni il lavoratore deve sopportare per l'anticipo della pensione a 63 anni.
Non possono essere queste le soluzioni di sistema. Si sono prese decisioni senza conoscere come è l'attuale situazione.
Una situazione che deriva da concorsi non espletati con regolarità e da assunzioni in ruolo che saranno sempre insufficienti perché non si è neanche stavolta toccato il vero nodo e cioè quello dell’eliminazione del doppio calcolo dell’organico necessario a un regolare funzionamento della scuola.
Immissioni in ruolo e mobilità gestite male, concorsi non completati con il risultato di molti posti rimasti scoperti, continuità didattica “saltata” in molte classi, lavoro delle scuole speso inutilmente, docenti delle scuole dell’infanzia e personale ATA esclusi dal piano straordinario delle immissioni in ruolo, ricorso esteso alle supplenze, il concorso per dirigenti scolastici non bandito con reggenze anche su istituzioni con un numero elevatissimo di unità scolastiche dipendenti. Questo è quello che la scuola si trova a sopportare.
La nostra proposta di un piano pluriennale di assunzioni per tutto il personale della scuola più consistente, fondato sull’eliminazione della distinzione tra l'organico di diritto e organico di fatto ricoperto da precari di lungo periodo, era senz’altro più realistica ed equa, avrebbe evitato disagi alle persone e alle scuole e avrebbe maggiormente limitato il precariato.
Molti gli aspetti deludenti dell’incontro con il ministro Giannini dello scorso 4 ottobre, mentre sulle poche aperture del ministero attendiamo impegni scritti nella legge di Bilancio e fatti concreti.
Sulle singole questioni tecnico-sindacali abbiamo puntualmente informato e coinvolto le nostre strutture provinciali e regionali e tutte le categorie, sono state svolte iniziative nazionali e territoriali, abbiamo valorizzato il ruolo delle RSU, abbiamo predisposto materiali utili per le assemblee.
Lo abbiamo fatto anche con le altre sigle maggiormente rappresentative.
Di fronte ad un disagio che è generalizzato, responsabilmente la Segreteria Generale, con le Segreterie Nazionali delle altre OO.SS., ha accolto ciò che è sollecitato dalla base: non privare i lavoratori di compattezza per riuscire, in un contesto difficile, a dare più forza alla voce e alle richieste della scuola e di tutto il mondo dell’istruzione e della formazione.
Non è certamente questione di chi si è accodato a chi.
Si tratta di aver fatto uno sforzo comune per individuare un quadro attendibile e concreto di problemi e richieste. Un quadro che è andato oltre i presupposti ideologici e gli arroccamenti di alcuni, ancora presenti nel panorama sindacale.
Si è trattato di mettere insieme le esigenze della scuola. In questo facendo progressi che hanno, di fatto, portato le altre sigle sindacali ad assumere come proprie le battaglie dello Snals-Confsal.
Tra tutte quelle che si rifanno alle finalità della nostra azione sindacale: serietà della scuola anche per valorizzarne la funzione sociale, tutela della dignità del lavoro scolastico, libertà dell’insegnamento e della ricerca, indicate all’articolo 2 del nostro Statuto, e quella del riconoscimento del valore dell’esperienza.
Principi presenti, e riscontrabili, nei documenti congiunti e che non solo a livello nazionale, ma certamente anche a livello territoriale sono stati messi in evidenza dai nostri dirigenti sindacali provinciali e regionali.
È un assunto più “largo” – se così possiamo definirlo - dovuto all’attuale stagione economica e politica, di quella “consapevolezza della unità sostanziale dei problemi della scuola e di quelli del lavoro, nella dimensione economica e sociale, e, in particolare, nel pubblico impiego” che ha guidato il nascere dello Snals-Confsal nei processi di confluenza di precedenti Federazioni e ha tenuto insieme settori e profili professionali diversi.
Queste azioni congiunte non portano alcuna confusione e perdita di identità.
Proprio alle nostre battaglie e alle nostre concrete proposte, è dovuto il riconoscimento che lo Snals-Confsal ha ottenuto nelle ultime elezioni del Consiglio Superiore della pubblica istruzione.
Lo Snals-Confsal è stato il secondo sindacato per numero di eletti, ha portato in tutti i gradi di istruzione propri rappresentanti del personale docente, dove il numero dei componenti da eleggere era superiore a uno.
Mentre altre organizzazioni sindacali hanno riportato un numero insufficiente di voti e non hanno ottenuto alcun seggio.
Così come i risultati ottenuti nelle elezioni delle RSU e l’aumento del numero degli iscritti consolidano la nostra rappresentatività.
Le questioni accennate e quelle che seguiranno potranno essere approfondite nei congressi provinciali e regionali in vista della preparazione del Congresso Nazionale. Potrà essere oggetto di analisi anche l’utilizzo territoriale delle risorse finanziarie, organizzative e professionali sia quelle ordinarie che quelle derivanti dal fondo di sviluppo, costituito nel 2004 a sostegno della presenza attiva del sindacato sul territorio. 
Sono le strutture territoriali che, nella loro autonomia, hanno responsabilmente individuato i sindacalisti e i dirigenti che hanno usufruito di distacchi e aspettative per consentire la presenza sul territorio delle persone ritenute le più valide e idonee a svolgere tale ruolo.
Individuazione avvenuta sulla base di criteri e della tipologia dei distacchi deliberati dal Comitato Centrale nel 2012 e che, in ragione della validità delle decisioni prese, sono stati costantemente reiterati e che hanno dovuto tenere conto della drastica riduzione degli organici e dei distacchi sindacali, operata prima dal governo Berlusconi pari al 15% e poi dal governo Renzi per ben il 50%.
L'autonomia data ai territori, che ha sempre caratterizzato il nostro sindacato, è un principio anch’esso sancito nello Statuto.
Uno Statuto che si dimostra una guida funzionale per la nostra azione e organizzazione democratica e riferimento fondamentale per i nostri valori.

Il ruolo del sindacato e del sindacalismo autonomo
Non ci richiamiamo, infatti, all’autonomia solamente come principio di organizzazione e di gestione.
Questo ci porta a svolgere un ragionamento sul ruolo del sindacato in questo periodo.
Oggi, appare chiaro, come il ruolo dei sindacati sia messo in discussione, non solo nel nostro Paese ma in tutto l'Occidente industrializzato.
Le cause di questo fenomeno sono di natura esterna e interna ai sindacati stessi.
Gli eventi esterni sono collegati alle grandi trasformazioni subite dalle imprese, dalle pubbliche amministrazioni, dalle istituzioni, alla globalizzazione, che ha creato concorrenza tra lavoratori di paesi e di continenti diversi, all’aumento dell’incertezza degli eventi economici non previsti neanche nel breve termine.
Forse ciò che ha inciso maggiormente deriva dalla sempre più evidente personalizzazione tra domanda e offerta di lavoro e dal forte dualismo tra quanti sono inseriti nel mondo del lavoro in forma strutturata e possono essere tutelati e quanti invece sono esclusi dal sistema di lavoro regolare, soprattutto i giovani.
Il quadro è mutato anche per altre ragioni. Prima il sistema di contrattazione era in prevalenza a livello nazionale.
Nel tempo ha visto la realizzazione di intese tra sindacato e governi come ad esempio nel caso degli aiuti di Stato o di imposizione fiscale su imprese, lavoro, politiche monetarie, investimenti pubblici e di altro ancora. Ora, in gran parte, queste materie non sono più nella disponibilità delle sole politiche nazionali, ma dipendono da decisioni e direttive, più o meno concordate e condivise, di livello europeo.
La storia ci indica, poi, che non solo in Italia alcuni sindacati sono diventati partito, o hanno stabilito rapporti molto stretti con “partiti amici”. E’ sempre più evidente che oggi sta venendo meno quel terreno di possibile sovrapposizione o complementarità tra il ruolo del sindacato e quello del partito di riferimento.
Ma noi più volte abbiamo ricordato il ruolo del sindacato anche nella nostra società.
Non è vero che il sindacato ha fatto il suo tempo. Può, invece, essere ancora una volta protagonista, proprio come strumento di tutela e di salvaguardia, in primo luogo dei diritti dei lavoratori.
Per questo è necessario che siano individuati nuove strategie e nuovi strumenti di intervento secondo quelle che sono le diverse condizioni di lavoro, delle imprese e delle istituzioni.
Il sindacato può e deve continuare a essere attore indispensabile del cambiamento e per riformare - dall'interno - il mondo del lavoro, le politiche economiche e sociali, l'intero sistema della pubblica amministrazione italiana.
Non è vero, dunque, che il sindacato non possa continuare a svolgere un ruolo essenziale in una società che ha bisogno non solo di rafforzare gli strumenti di partecipazione e di democrazia, ma anche di maggiore equità di fronte a crescenti disuguaglianze.
Disuguaglianze dovute in gran parte dall’evoluzione tecnologica, che allarga le differenze di produttività fra persone e le imprese, dagli squilibri regionali, dai deficit in istruzione e competenze.
Bisogna, allora, essere più vicini alle persone, aiutare chi è disposto a fare impresa, monitorare l'applicazione di norme e leggi, in particolare quelle della sicurezza, ma anche incidere per cambiare leggi superate o non giuste, come quelle sull’istruzione.
Andare incontro ai bisogni significa, ad esempio, impegnarsi per potenziare il welfare, per migliorare le condizioni concrete dei lavoratori, per dare un aiuto vero ai giovani per l'inserimento nel mondo del lavoro e per trovare le forme più efficaci di riqualificazione di quanti hanno perso il posto di lavoro e cercano una nuova collocazione.
Anche per questo, in generale, si può dire che di questa crisi soffrono meno i sindacati che si sono maggiormente impegnati sul terreno dell’assistenza ai lavoratori, che hanno assicurato servizi, che si sono impegnati nella formazione.

L’autonomia e le strategie dello Snals-Confsal
All’articolo 1 dello Statuto non solo è detto che lo Snals-Confsal pone l'autonomia come garanzia precisa di libertà e di pluralità democratica, ma che anche rifiuta il concetto e la politica del sindacalismo di classe o di massa, che sia unico, esclusivo ed esternamente diretto.
Proprio lo scenario - a cui ho fatto sinteticamente cenno - ci fa affermare che lo Snals-Confsal è un autentico sindacato autonomo, libero da condizionamenti ideologici, privo di legami funzionali a partiti politici, quindi più attuale e moderno.
Dobbiamo essere orgogliosi di quanto abbiamo anticipato gli altri, che ora si affannano ad affermare la loro autonomia, per uscire da una loro storia non più attuale, anche se con qualche nostalgia di quando coltivavano il progetto di un’influenza egemonica, soprattutto nei settori dell’educazione, dell’istruzione e della formazione.
Mi soffermo su tre argomenti che discendono da questi ragionamenti.
Il primo. Autonomia non è isolamento, ma sostegno alle libere istituzioni e al rafforzamento del sistema pluralistico, ricerca del dialogo sociale e dell’interlocuzione politica.
Mentre, dunque, critichiamo l’attuale governo, come gli altri che lo hanno preceduto, di aver abbandonato la ricerca della mediazione attraverso l’ascolto dei lavoratori, così dobbiamo cercare con gli altri sindacati maggiormente rappresentativi strumenti e forme per far sentire con più forza le esigenze dei settori che rappresentiamo, seppure affermando con determinazione le nostre proposte.
È anche per queste ragioni che è negativa la prevista abolizione del CNEL, organo costituzionale deputato al confronto delle parti sociali con il Parlamento e il governo.
Il secondo argomento è riferito ai servizi. Essere vicino ai lavoratori significa fare le battaglie per garantire tutele e rispetto dei diritti, ma anche assicurare servizi ai lavoratori e ai cittadini.
È anche la nostra esperienza. I migliori risultati, in termini di voti e di iscritti sono raccolti in quelle province dove si è sviluppato concretamente un nuovo modo di essere sindacato che offre, oltre alla tutela degli interessi categoriali, altre opportunità e altre forme di vicinanza ai lavoratori e ai pensionati, come il Patronato, i Caf, l’assistenza legale, la formazione.

Il terzo argomento sono i Fondi interprofessionali.
Tra i servizi che abbiamo sviluppato, va indicata proprio la formazione, non solo quella rivolta alle categorie della scuola e del pubblico impiego, ma anche a quelle appartenenti al settore privato.
Attraverso i due Fondi Interprofessionali, FonARCom e FormAzienda, rispettivamente il terzo e quinto tra i venti Fondi oggi operanti, e gli Enti Bilaterali a essi collegati, Confsal interviene non solo su materie contrattuali, ma anche sulla formazione continua dei lavoratori, sulla collocazione o ricollocazione lavorativa.
È proprio con FonARCom che abbiamo organizzato il Convegno La centralità di una scuola seria. Più istruzione per la formazione e il lavoro nello scorso gennaio.
L’evento, al quale sono intervenuti oltre 500 partecipanti, è servito ad approfondire tematiche fondamentali, quelle che dovrebbero essere al centro delle politiche sulla scuola.
Proprio sulla distinzione tra istruzione e formazione, sull’acquisizione di conoscenze e competenze solide, sugli strumenti per allenare la mente al pensiero logico, sul diritto all’istruzione garantito a tutti collegato al dovere di studiare, dovrebbero fondarsi i processi di educazione e di istruzione ed anche le decisioni organizzative e di gestione del complessivo sistema di educazione del nostro Paese.
Su tutto questo lo Snals-Confsal ha avuto modo di ribadire pubblicamente la sua idea di fondo: senza una scuola seria e nuova non è possibile costruire competenze spendibili perché è veramente rischioso, soprattutto oggi, considerare la scuola funzionale al lavoro, con un ritorno al passato non giustificato dalla composizione dell’attuale mondo del lavoro e delle professioni.
Perché è proprio oggi che occorre un livello di istruzione e di cultura di base sempre più alto, che è la missione primaria della scuola, per garantire il futuro dei giovani e del Paese.
Tutti gli interventi e i materiali del Convegno di gennaio sono ancora disponibili sul sito Snals e su quello della Confsal, per due ragioni.
Perché chi non è materialmente potuto intervenire possa essere informato e coinvolto, anche sul territorio, a riflettere e a confrontarsi sulle posizioni del nostro sindacato su temi così determinanti, anche dal punto di vista professionale.
Secondo motivo: sono temi trasversali che riguardano tutte le categorie, del pubblico e del privato impiego.
Un segno ne è - anche come esito proprio del Convegno e delle relazioni con i rappresentanti delle istituzioni presenti - la sottoscrizione presso il MIUR del protocollo d’intesa tra il Direttore generale per gli ordinamenti scolastici ed il Presidente del fondo interprofessionale FonARCom.
Con questo accordo il programma Scholarsjob per l’orientamento al lavoro, realizzato da Confsalform, è stato ufficialmente riconosciuto come buona prassi  nel sistema di alternanza scuola lavoro nazionale.
Il protocollo, di fatto, rende disponibile alle imprese private il “voucher per l’alternanza scuola lavoro”, finanziato da FonARCom, per la formazione continua dei tutor aziendali aiutando concretamente le scuole nell’acquisire la disponibilità delle imprese ad accogliere gli studenti in attività di tirocinio e stage.
Il programma che ad oggi, in forma sperimentale, ha coinvolto 8 scuole, 26 coordinatori dell’alternanza, 78 docenti/tutor formativi interni e 700 studenti, si fonda - a fronte di un’innovazione imposta e non adeguatamente preparata - su un concetto fondamentale.
L’alternanza scuola lavoro non è addestramento, non deve sottrarre scuola, non deve attribuire compiti impropri ai docenti, ma deve essere integrata con i processi di istruzione, anzi deve rafforzare le conoscenze e le competenze scolastiche, deve incentivare l’impegno e il confronto con i valori del lavoro.
Proprio per questi obiettivi, nel Convegno, abbiamo sviluppato un’altra considerazione. Se deve essere uno strumento per incrementare le capacità di orientamento degli studenti e le opportunità di lavoro, l’alternanza non può terminare con la scuola superiore.
Anche questa deve essere una misura di sistema e andrebbe introdotta, dunque, in modo più esteso e strutturato in tutti i corsi universitari.
Per attivare sul territorio altre occasioni di contatti del nostro sindacato con scuole e docenti, nella scorsa Conferenza organizzativa è stato presentato un programma di eventi promosso da Confsalform.
Già da gennaio e fino a marzo del prossimo anno, sarà possibile organizzare, su richiesta dei Segretari provinciali e regionali, incontri con le scuole e le imprese, per costituire reti territoriali, affinché Scholarsjob possa essere integrato nel Piano Triennale dell’Offerta Formativa e inserito tra le attività di alternanza scuola lavoro degli istituti scolastici.
Un nuovo Convegno su L’alternanza scuola lavoro. Orientamento, competenze e qualifiche in Europa e in Italia. si terrà a Roma il prossimo 7 novembre sempre nella Nuova Aula del Palazzo dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati.
Saranno acquisiti i contributi di rappresentanti politici e sindacali delle istituzioni dell’Unione Europea e del nostro Paese.
I temi saranno la circolazione delle competenze e delle qualifiche, le politiche europee per sostenere il mercato dei nuovi lavori, le misure italiane per sostenere le esperienze e le vocazioni dei giovani, le condizioni per garantire una migliore operatività delle scuole, il valore dell’alternanza per orientare i giovani non solo al mondo del lavoro, ma anche a comportamenti responsabili e sensibili ai temi della sicurezza, della legalità e della solidarietà.
Sono queste prospettive importanti che potranno avere concrete possibilità di successo solamente se la scuola e gli insegnanti saranno messi nelle condizioni di svolgere la loro funzione fondamentale, quella di garantire un’istruzione seria.
Lo Snals-Confsal ha per questo già espresso la sua contrarietà sulle ipotesi di introdurre un nuovo sistema di valutazione nella scuola primaria e nella scuola secondaria di primo grado con votazioni espresse in lettere, indicative di giudizi di livello di apprendimento, e di modificare l’esame di maturità con due sole prove scritte e una commissione di soli membri interni.
Un pericoloso e confuso ritorno al passato, “stoppato” strumentalmente dal presidente del consiglio preoccupato in questo momento solo dall’incerto esito del voto referendario.

Valorizzazione del personale nel rinnovo del contratto
È, dunque, con le nostre idee e proposte che dobbiamo entrare nel vivo della fase che si aprirà per il rinnovo del contratto.
Nel DEF, che indica le misure individuate dal governo per realizzare gli obiettivi di finanza pubblica con le poste economico-finanziarie che saranno contenute nella legge di Bilancio per il 2017, il governo non ha previsto niente di sostanzialmente diverso dalle anticipazioni su cui ci eravamo già confrontati, con una previsione di risorse per i contratti del pubblico impiego del tutto insufficienti.
Quella che si apre è una fase delicata, perché tanti sono i fattori in gioco: le risorse finanziarie irrisorie, la riforma Madia della PA, che interviene ancora una volta sulla stessa contrattualizzazione delle fonti della disciplina del rapporto del  lavoro pubblico, come già aveva fatto la legge Brunetta, la ricomposizione dei comparti di contrattazione del settore pubblico.
Lo scenario è, dunque, profondamente cambiato rispetto a quello in cui avevamo stipulato il precedente contatto, dove, pur non mancando le nostre critiche proprio sul processo di privatizzazione, il sindacato poteva intervenire su una più vasta serie di materie. 
La prima fase, quella della riconduzione degli 11 precedenti comparti di lavoro pubblico in quattro, si è conclusa il 13 luglio 2016 con la sottoscrizione definitiva all’ARAN del Contratto Collettivo Quadro per la definizione dei comparti e delle aree di contrattazione collettiva nazionale  per il 2016-2018.
Ma le complesse procedure sono tutt’altro che terminate, anzi procedono con lentezza, anche quella della certificazione dei requisiti della rappresentatività di confederazioni e federazioni nei nuovi 4 comparti, suddivisi in funzioni centrali, funzioni locali, istruzione e ricerca, sanità.
Il comparto istruzione e ricerca - dove per lo Snals-Confsal si è avuta la confluenza della Federazione Confsal Snals Università-Cisapuni - è vastissimo, con forse la più grande differenziazione di luoghi di lavoro, di profili professionali e funzioni.
Il comparto comprende, infatti, le istituzioni scolastiche statali, le istituzioni educative e scuole speciali, le Accademie, gli ISIA, i Conservatori di musica.
Comprende anche Università, Istituzioni Universitarie e le Aziende ospedaliero-universitarie, il CNR, tutti i Consorzi di ricerca, l’ENEA, tutti gli Istituti di alti studi, l’INDIRE, l’INVALSI, l’ISFOL, l’Agenzia spaziale italiana-ASI. Solo per citarne alcuni.
Sarà, dunque, una partita molto complessa.
Peraltro, l’articolo 8 del CCNQ indica che il contratto collettivo nazionale di lavoro avrà una sua articolazione interna.
Avrà, infatti, pur con l’obiettivo di armonizzare le discipline contrattuali all’interno dei nuovi comparti o aree, una parte comune, riferita agli istituti applicabili ai lavoratori di tutte le amministrazioni afferenti al comparto o all’area. Un’altra parte sarà costituita da eventuali sezioni speciali, dirette a normare peculiari aspetti del rapporto di lavoro o specifiche professionalità che non siano pienamente uniformabili o che necessitino di una distinta disciplina o una peculiare regolamentazione.

Nell’iniziativa congiunta con le altre sigle della scuola, sono stati indicati gli obiettivi comuni proprio per riaffermare il valore del contratto collettivo, come strumento essenziale di riconoscimento e tutela dei diritti dei lavoratori.
Non si tratta solo di sollecitare il Governo a procedere subito al rinnovo dei contratti di lavoro nel settore pubblico, come impone anche il pronunciamento della Corte Costituzionale, e a ripristinare il primato del Contratto, relativamente alle materie attinenti la regolazione delle condizioni di lavoro di tutto il personale ATA, dell’esercizio della funzione docente, ma anche di mantenere il valore dell’anzianità, come avviene nella quasi totalità dei paesi europei.
Le linee di piattaforma comune tracciano obiettivi generali, anche per specifiche questioni, da cui lo Snals-Confsal andrà ad elaborare la propria piattaforma rivendicativa.
Certamente il contesto nel quale andremo a collocarci sarà del tutto diverso da quello in cui sottoscrivemmo il precedente contratto.
Non solo per le ragioni a cui ho accennato, ma anche per come andranno a svilupparsi le parti comuni, che faranno ad esempio riferimento alle relazioni sindacali e alle norme sulla tutela della salute nell'ambiente del lavoro seppur con le dovute particolarità e le parti specifiche che per la scuola dovranno confrontarsi con la normativa intervenuta, soprattutto quella della legge 107.
In particolare mi riferisco alla materia della formazione che è stata normata dalla legge, per la quale si è introdotto il principio della obbligatorietà e per la quale il MIUR ha emanato solo le Linee Guida, la materia della valutazione dei docenti e dei dirigenti scolastici, la chiamata diretta dei docenti.
Dovranno essere approfondite tutte le materie relative al personale docente e al personale ATA, nonché a particolari istituzioni, come quelle educative e le scuole italiane all'estero.
Naturalmente lo Snals-Confsal dovrà impegnarsi a elaborare la piattaforma per quanto riguarda gli aspetti economico-retributivi generali. Qui dovremmo andare in coerenza con quanto da tempo andiamo sostenendo: aumento retributivo per tutto il personale docente, ATA e dirigenti scolastici.
Lo SNALS-Confsal da tempo ha proposto un’articolazione della carriera professionale per i docenti su tre pilastri: anzianità, che è arricchimento della professionalità, merito, il cui riconoscimento deve essere accertato con criteri trasparenti e non delegato sostanzialmente ad un organo monocratico, e produttività, rapportata a maggiori impegni utili alla scuola su incarichi attribuiti con criteri chiari.
La nostra idea di carriera non crea inutili divisioni nella categoria e tra le persone, non punta sull’individualità e migliora il clima all’interno dei luoghi di lavoro.
Soprattutto incrementa la collegialità e l’autorevolezza della scuola e dei singoli, anche verso i genitori sempre più portati a delegare tutti i compiti educativi ai docenti con i quali entrano in conflitto quando sono in gioco gli interessi dei figli, pur di fronte a comportamenti indifendibili.
L’elaborazione della piattaforma Snals-Confsal per la scuola sarà un forte impegno per il sindacato, con un lavoro di approfondimento su tutti gli aspetti politici e tecnici, che richiederà la partecipazione e il contributo di tutte le strutture territoriali e le consulte di settore.
Un lavoro che riguarderà anche Università, Afam e Ricerca per le questioni relative alle modalità di definizione degli organici, alla mobilità, all’assorbimento del turn over, alla stabilizzazione dei precari, al reclutamento, all’esercizio concreto dell’autonomia e alla qualità formativa.

Conclusioni
I ragionamenti svolti, seppure per sintesi, portano a una considerazione conclusiva.
La scuola e tutti i settori dell’istruzione e della formazione - per vedere affermato il loro ruolo fondamentale nel nostro Paese - non possono chiamarsi fuori dai processi complessivi a cui ho accennato.
Ne devono, anzi, essere protagonisti e noi, che li rappresentiamo, abbiamo la responsabilità di farlo con la nostra visione della società, la nostra azione sindacale, la nostra presenza sul territorio e la vicinanza a tutti i nostri iscritti, RSU, terminali associativi e dirigenti sindacali.
Le analisi che svolgeremo in questo Consiglio Nazionale ci daranno occasione di approfondire aspetti strategici, politici e organizzativi per il rafforzamento dello Snals-Confsal, della sua capacità di proposta, libera e autonoma.

Ringrazio dell’attenzione e auguro a tutti un buon lavoro.






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"CONSIGLIO NAZIONALE SNALS-CONFSAL 17/20 OTTOBRE 2016 - LA RELAZIONE DEL SEGRETARIO GENERALE" | Login/Crea Account | 0 commenti
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