Medagliette, stelle e brevetti per motivare allo studio. Boh!
Siamo alla materializzazione del delirio meritocratico scoperto ora dal Miur, ma in uso da tanti anni in tante scuole primarie
A quanto pare oltre ai voti bisogna davvero conferire le medagliette per ottenere ottime prestazioni a scuola?
Stante ai successi ottenuti dalla campagna Miur “Mimerito” sperimentata in diciotto scuole per un totale di centottantacinque classi su circa 4mila alunni, sembrerebbe di sì, avendo riscosso un successo non previsto.
E così, scudetti d’eccellenza conferiti per il rendimento, stelle di condotta d’oro e d’argento e brevetti d’impegno personale come riconoscimento per la buona volontà e l’impegno (appunto) e tabelloni annuali per registrare i nomi degli alunni che hanno conquistato i premi, hanno spopolato.
Viene da chiedersi se non si tratti della materializzazione del delirio meritocratico diffuso a livello endemico su scala nazionale o solo una maniera come un’altra per destare motivazione fra gli alunni.
A proposito, soprattutto i tabelloni murali e i brevetti d’impegno sono modelli d’uso corrente soprattutto nella scuola primaria da decine di anni, cioè quando il Miur non si poneva il problema “merito” e tutto ha fatto brodo per incassare consenso allo studio e buon comportamento. Ma forse non basta solo questo!
Mi chiedo e chiedo allo stesso Miur, ora sceso in campo, in quali scuole è stata fatta questa cosiddetta sperimentazione e se per le tante scuole super sgarrupate, non solo per l’edilizia, ma per la dispersione e mortalità scolastica, gli abbandoni e le pluriripetenze, diffuse sul territorio nazionale, possa bastare una medaglia di latta per migliorare rendimento e condotta.
Io credo, al contrario, che servano progetti mirati e qualificanti, risorse fresche da investire nella scuola a lungo termine e scuole open (h 12:00) con raccordo continuo, costante e proficuo con le famiglie e tutte le agenzie che operano sul territorio.
Queste cosette costano più di una medaglietta di latta, ma forse sono anche più proficue non per premiare i migliori, ma per recuperare i tanti alunni che si perdono nel bosco.
(ceripnews.it)
A scuola tornano le coccarde e i distintivi
di Carlotta De Leo
Un bel voto? «Eccoti una coccarda». Un comportamento sempre educato? «Ti meriti una stella dorata da appuntare sul grembiulino». Tornano a scuola i distintivi e nastri che i nostri nonni ben conoscevano.
Era un’altra scuola, quella dove in cattedra c’era il «Signor Maestro» e oltre ai riconoscimenti c’erano anche le punizioni: il cappello da asino, le giornate dietro alla lavagna, le bacchettate….
Ora il sistema premiale torna a scuola, grazie al progetto «Mimerito» - sostenuto dal Miur – e sperimentato in 18 scuole per un totale di 185 classi, pari a circa 4mila alunni. Ogni classe ha in dotazione 40 distintivi metallici, smaltati e dal disegno accattivante.
Ci sono gli Scudetti d’eccellenza riservati al rendimento scolastico, le Stelle di condotta d’oro e d’argento e i Brevetti d’impegno personale come riconoscimento per la buona volontà e l’impegno.
Insomma, non viene premiato solo chi è più brillante negli studi o ha un comportamento esemplare. Ma anche chi ce la mette tutta e, al di là del risultato, si impegna e ha la volontà di migliorare. E così i premi possono arrivare anche ai ragazzi con deficit dell’apprendimento.
La cerimonia di assegnazione dei distintivi avviene periodicamente, ogni due o tre settimane, dopodichè vanno restituiti. Quindi anche i genitori avranno la possibilità di festeggiare il premio, mettendo le coccarde e stelle dorate in bella vista anche in casa.
Il progetto prevede poi i tabelloni da appendere in classe: i professori per tutto l’anno vi scrivono su i nomi degli alunni migliori che hanno conquistato i distintivi.
Il ricorso a quello che in psico-pedagogia è chiamato «rinforzo positivo» è molto diffuso nei paesi anglosassoni. Tanto che basta una piccola ricerca su internet per scoprire il mondo del Well Done Stickers, ossia gli adesivi colorati e divertenti che i genitori e professori utilizzano per premiare l’impegno nello studio o un comportamento corretto. Online se ne vendono di tutti i tipi, da quelli colorati e divertenti a quelli più seriosi. E ci sono anche quelli personalizzabili e il kit per autoprodurseli.
Alla fine i ragazzi arrivano ad avere una o più di scheda punti (simili a quelle del supermercato): una a scuola per il rendimento nello studio, uno a casa per vestirsi da solo, mangiare tutto a tavola, fare i compiti.
Ovviamente ci sono anche dei rischi.
Il maggiore di tutti è quello che il bambino alla fine faccia tutto per ottenere un premio. E così non interiorizzi il messaggio educativo, ma solo l’idea che si studia solo se in cambio si ottiene qualcosa, si sta buoni solo se si riceve un bel premio.
Ecco perchè è importante che i riconoscimenti siano simbolici. E siano temporanei, passando di bambino in bambino si condividono esperienze. E alla fine, spesso i ragazzi si auto-correggono fra loro, ricordandosi a vicenda che sbagliando qualcosa potrebbero rimanere senza ricompensa.
E voi che ne pensate di stellette e distintivi? Vale la pena di ritornare al passato?